11 agosto 2023

Michela Murgia, la radicale impenitente.

Michela Murgia, la radicale impenitente. Una donna coraggiosa in difesa dei diritti di tutti.
img. da Il Fatto Quotidiano

La sua carica inesauribile di radicalismo, il suo vigore  polemico, la sua femminilità dirompente, il suo amore  sconfinato per i diritti, tutto questo ci mancherà. 

Sarà stata antipatica per qualcuno, l'hanno  vergognosamente insultata come si fa con i bulli a scuola, ma lei è è stata sempre più forte, ha sfoggiato la dignità di chi combatte per una società più civile e quel sardo coraggio di affrontare tutto senza abbassare mai la testa.

Mancherà la sua letteratura a volte scorrevole, a volte spigolosa, il suo dire tutto quello che va detto senza esitare mai, la sua caparbietà nell'opporsi alle ingiustizie sociali.

Il racconto finale della sua morte incombente ha dissipato poi la maggior parte dell'astio e dell'ironia contro di lei, riuscendo a diluire il contrasto con le sue idee anche nei suoi maggiori nemici.

Adesso è il momento di raccogliere un'eredità difficile per continuare a sventolare il vessillo delle sue idee.

Michela Murgia su Twitter

08 agosto 2023

La malattia di Matteo Messina Denaro

La cattura di Messina Denaro del 16 gennaio 2023. Il blitz della clinica La Maddalena
La cattura di Matteo Messina Denaro
I legali di Matteo Messina Denaro hanno dichiarato che il loro assistito sta molto male e le sue attuali condizioni di salute non sono compatibili con il trattamento previsto dall'art. 41 bis. Secondo l'avvocato Cerella, il cancro è arrivato al quarto stadio e tenerlo rinchiuso a regime di carcere duro equivale ad un vero e proprio atto di bullismo da parte dello Stato. Per questo motivo il detenuto si sta anche lasciando andare, non si sa bene quanto involontariamente, rinunciando anche a nutrirsi.

Ora, per carità, nessuno di noi vorrebbe accanirsi sul malato terminale, ed infatti non lo faremo perchè ne va del nostro senso di umanità. Curiamolo come si deve perchè lo Stato è talmente autorevole da potersi permettere la tutela dei diritti fondamentali anche in situazioni estreme come questa. Ma non si cada nell'errore opposto di concedere troppo a chi niente ha mai concesso, soltanto per amore di compassione.

Bisogna precisare che il 41 bis nacque ben prima delle bombe mafiose dei primi anni novanta, precisamente nel 1986 con la fondamentale Legge Gozzini, con l'esigenza primaria di fronteggiare in via eccezionale le rivolte in carcere che in quegli anni erano frequenti. Pensiamo alla rivolta del carcere di Trani del 28 dicembre 1980,  quella del carcere di Porto Azzuro del 25 agosto 1987, tutti eventi che minavano la sicurezza all'interno degli istituti di pena e che avevano sempre lo scopo ultimo di fare pressioni sul potere legislativo per ammorbidire il trattamento penitenziario riservato ai detenuti.

Nel 1992 la sua applicazione venne estesa al fenomeno dell'associazione di stampo mafioso e nei casi di grave pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica; infine nel 2002 cominciò ad essere applicata anche nei confronti dei detenuti per reati di terrorismo. 

Si tratta, questo va detto, di un regime carcerario molto duro che mal si addice ad un sistema come il nostro in cui la finalità della pena consiste nella rieducazione del condannato, essendo la sua ratio invece  quella di forzare il sottoposto alla collaborazione con gli inquirenti a prescindere da un suo effettivo recupero. 

Nonostante l'evidente odore d'incostituzionalità, sia la Corte Costituzionale che la CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo), ne hanno più volte sancito la legittimità.

In definitiva è una misura da considerare di regime speciale che viene applicata in situazioni di speciale pericolosità ed in cui il bilanciamento tra l'interesse dello Stato a reprimere ogni forma di comunicazione con l'esterno e d'altra parte l'esigenza di assicurare al detenuto la pienezza di ogni suo diritto di recluso pende di gran lunga a favore della prima.

E' questa l'essenza primaria dell'art. 41 bis: derogare al principio di rieducazione della pena per parare un colpo potenzialmente mortale inferto allo Stato. 

E se poi quel detenuto si redime pure, sarà stato raggiunto un doppio risultato.

Alfredo Cospito durante un'udienza volta a valutare l'esigenza dell 41 bis
Matteo Messina Denaro è un criminale che ha commesso reati gravissimi di stampo mafioso attentando costantemente per tutta la sua vita alle fondamenta dello Stato e che, se svincolato dalle condizioni detentive stabilite dal 41 bis, anche se per un breve lasso di tempo, potrebbe riallacciare vecchi rapporti mafiosi, comunicare con l'esterno, dare ordini ai suoi uomini in libertà, insomma continuare indisturbato ad esercitare il suo potere.

Ma se ripensiamo al lungo braccio ferro sostenuto invano con lo Stato da un altro detenuto sottoposto al regime del 41 bis, l'anarchico Alfredo Cospito e facendo le dovute proporzioni di pericolosità tra i due reclusi, soppesando poi il tutto al netto di morti ammazzati e stragi compiute, allora bisogna concludere che non si capisce proprio perchè Matteo Messina Denaro debba poter ottenere la sospensione e tantomeno la cessazione del 41 bis. 



07 agosto 2023

Nell'aria bruciata di agosto


Nell'aria bruciata di agosto, si è alzata una nuvola di polvere sottile, ha invaso il piazzale, sul quale mi sono affacciato tante volte.

Immagine della Stazione di Bologna subito dopo l'esplosione della bomba. I soccorsi sono consistenti ma appaiono disorganizzati. L'effetto è devastante.
Bastava la voce dell'altoparlante, con quegli inconfondibili accenti, per farmi sentire che ero arrivato a casa. Adesso la telecamera scopre l'orologio, con le lancette ferme sui numeri romani: le dieci e venticinque.

Un attimo, e molti destini si sono compiuti.

Ascolto le frasi che sembrano monotone, ma sono sgomente, di Filippini, il cronista della TV, costretto a raccontare qualcosa che si vede, a spiegare ragioni, motivi che non si sanno: lo conosco da anni, e immagino la sua pena. Dice: "Tra le vittime, c'è il corpo di una bambina."

(Enzo Biagi, Corriere della Sera 2 agosto 1980)

Immagine simbolo strage di Bologna

La strage è di per sé un atto di annullamento collettivo, di soppressione violenta di una coscienza comune e democratica. 

La strage è fascista sempre. 

Nella sua finalità ultima, che era quella di indurre i molti a piegare la testa in favore dei pochi attraverso il ricorso alla violenza, spezzò la speranza di pace di un popolo indifeso.

Anche per questo FrederickLAb è antifascista.


Strage Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 - Sentenza Corte di Assise di Bologna 06 aprile 2022

Documenti audio (da stragi.it)

GR1 ed straordinaria 2 ago 1980 ore 11.55 / GR1 ed straordinaria 2 ago 1980 ore 17:00 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 1 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 2 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 3 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 4 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 5 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 6 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 7 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 8 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 9 / Conversazioni radio subito dopo la strage di Bologna 10




02 agosto 2023

Elliot, oggi ti parlerò di Andrea, un esploratore della verità. - Epistola n. 5

Andrea Purgatori, uno dei migliori giornalisti d'inchiesta esistiti in Italia
img da Flickr
Caro Elliot, oggi vorrei parlarti di una persona che ha dimostrato come si dedica la propria vita alla ricerca della verità. Non a caso oggi, il giorno in cui quella maledetta bomba proiettò migliaia di frammenti mortali facendoli entrare come missili appuntiti dentro corpi innocenti che volevano soltanto continuare a vivere le loro vite fatte di normalità, di affetti, di semplice esistenza. Alcune menti disturbate decisero che quei corpi dovessero essere privati in un solo tragico e surreale istante del loro umano destino.
Da allora questa persona volle opporsi con tutte le sue forze all'oblio forzato e alla passiva accettazione delle pillole indorate e propinate ad uso e consumo della storia. Lui non riusciva proprio a starsene zitto e buono, tutti quei corpi erano il suo corpo e sentì anche i frammenti di quella bomba penetrare nelle sue membra, ne avvertì il dolore e credette perfino di esser morto come gli tutti gli altri. Comprese che da quel giorno morimmo un po' tutti e quindi iniziò a lottare strenuamente contro tutti gli insabbiatori, mistificatori, deviatori, depistatori, raccontatori di menzogna, corruttori, fabbricatori di muri di gomma, investigatori del falso, calunniatori del vero, strumentalizzatori, assassini di esseri umani, ammazzatori di ideali, traditori, elettori in malafede, narratori prezzolati, bombaroli secretati e politici acquistati. Lo fece senza aver paura, anzi no, la paura si fece sua compagna ma lo spronò a continuare perché voleva giustizia. Sai amico mio, la giustizia non è un'opinione; è tremendamente monotona e non cambia mai. Quindi fu facile per lui fissare l'obiettivo di perseguirla, perché lui era dannatamente elementare nei suoi ragionamenti e grazie a questo suo atteggiamento da bimbo curioso s'incaponì fino ad aprire una, due, tre, quattro crepe e quel muro di gomma prese improvvisamente a deteriorarsi. Oggi sappiamo grazie a lui che quella strage fu un eccidio e basta, senza se e senza ma, finalizzato fin dal principio ad alimentare le pulsioni fasciste di una nazione con la memoria malata. Come le Fosse Ardeatine, come S. Anna di Stazzema, come Marzabotto, come Portella della Ginestra, come Milano, anche Bologna si aggiunse all'elenco dei crimini commessi in nome dei principi dell'autoritarismo e della prevaricazione dell'uomo sull'altro uomo. Adesso Andrea non c'è più neanche lui sul serio ed ovviamente ha lasciato un vuoto immenso nella schiera di coloro che  cercano con fatica immane lo stesso tesoro, ma il patrimonio che ha lasciato è altrettanto grande e non va assolutamente perduto. Ed è per questo che ti scrivo, Elliot: non è che dalle tue parti conosci qualcuno che possa raccogliere il fardello di Andrea e continuare a combattere la sua battaglia? Perché io qui non ne vedo ancora nessuno.

31 luglio 2023

Laggiù qualcuno ama Troisi

Il film "Laggiù qualcuno mi ama" di Mario Martone è una spada che trafigge il petto di tutti coloro che amano Massimo Troisi senza retropensieri culturali. Intendiamoci, non si tratta del miglior prodotto cinematografico partorito dall'ottimo Mario Martone, ma piuttosto di un racconto onesto, volutamente distaccato e proprio per questo godibile.

Il docufilm di Mario Martone su Massimo Troisi "Laggiù qualcuno mi ama"
img da Mymovies

Raccontare Massimo Troisi senza per questo dover diventare prigionieri della sua comicità viscerale e senza cedere il passo a facili napoletanismi, non è semplice. Martone occhieggia alla grandiosità del genio senza indulgere sull'ammirazione incondizionata. Ne viene fuori un quadro in cui il comico è proprio qui davanti a tutti, assolutamente nudo ma anche così straordinariamente poetico. Troisi è il ragazzo "spatriato" che narra dei luoghi comuni per poter dichiarare al mondo che lui non c'entra e che tutto ciò che vuole è solamente entrare a far parte, condividere, conoscere e mescolarsi al nuovo melting-pot che si sta formando nel tessuto sociale italiano, raccontandosi nel disincanto più totale e infine rifuggendo dalle etichette vetero-culturali. Senza mai abbandonare il provincialismo spontaneo del meridionale deluso che vuole sempre scavalcare i confini e che alla fine si ritrova tuttavia a cercare la propria casa in ogni posto. Martone ce lo presenta così, al di là di tutto quello che ci si aspetta, un Troisi vero ed alla fine disperatamente attaccato alla vita, quel Massimo Troisi che dunque, anche per tali motivi, non possiamo non amare incondizionatamente.  

https://www.mymovies.it/film/2023/laggiu-qualcuno-mi-ama/


11 gennaio 2023

Breve riflessione sulla democrazia.

Arriva il momento in cui una anche una grande forza incontra una forte resistenza e succede quando si avvicina al punto di rottura. La forza del regime iraniano sta incontrando la resistenza dei suoi stessi figli ed il sistema tutto sta oscillando pericolosamente come una nave in mezzo alla tempesta. Quel totalitarismo che implica una identificazione estrema tra società e religione, che contempla l'ayatollah come leader carismatico facendo leva sulla pressante pressione ideologica ai danni della popolazione, che nega ogni forma di pluralismo democratico, adesso vacilla rischiando d'implodere. Se ci pensiamo bene, è quanto accade a tutti i totalitarismi, che svelano ad un certo punto della loro storia la malcelata incapacità di resistere all'istinto sociale dell'uomo che vuole infine tornare ad essere libero. Accade dopo anni, decenni, anche secoli, ma non c'è scampo. La democrazia invece, pur con le sue debolezze ed imperfezioni a volte insanabili, ha il pregio della indispensabilità. Se dittatura vuol dire ordine (forzato) e consenso di massa, quando l'autorità non è più in grado di garantire il controllo ed il benessere incontrastato delle sue èlite, natura vuole che si sprigionino le forze finora costrette dai lacci del regime. E  come un naufrago che stava annegando riesce, pur annaspando, a riemergere per poter respirare, così sopravviene l'istinto di sopravvivenza di una popolazione e dei singoli individui che dapprima confusamente e poi sempre più razionalmente spezzano il potere dello stato cosituito. 

Questa è la democrazia: un grande respiro dopo aver rischiato di annegare.

08 gennaio 2023

Il rapporto annuale di Iran human Rights Monitor.

 Riportiamo integralmente il rapporto annuale di Iran human Rights Monitor.

11 Dicembre 2022 : 

Rapporto Annuale di Iran Human Rights Monitor
In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, Iran Human Rights Monitor pubblica il suo rapporto annuale. La primissima Carta dei Diritti Umani fu scritta da Ciro il Grande nel 538 a.C.
Simboleggia anche la grande civiltà dell'Iran. In un'epoca in cui i re amavano uccidere, saccheggiare e conquistare, Ciro il Grande fondò il suo impero sulla pace e sulla giustizia. In questa iscrizione Ciro parla della libertà di adorare gli dei e della libertà dell'umanità, segnando i suoi valori umanistici.
Nonostante questa eredità, il popolo iraniano attualmente è governato da un regime repressivo.
Le informazioni fornite in questo rapporto riflettono una piccola parte della realtà in Iran.
La censura e la mancanza di trasparenza, così come l'assenza di organizzazioni indipendenti per i diritti umani all’interno del paese, rendono molto difficile l'accesso ai dati necessari.
Esecuzioni in Iran
L'Iran ha il più alto tasso di esecuzione pro capite al mondo. Detiene questo record da 43 anni.
Il forte aumento delle esecuzioni nel 2022 rispetto al 2021 è l'ennesima violazione dei diritti umani. Nel 2021, Iran Human Rights Monitor ha riferito di almeno 366 esecuzioni effettuate nelle carceri iraniane. Alla data del 10 dicembre 2022 sono state eseguite almeno 553 esecuzioni (secondo il conteggio di Nessuno tocchi Caino sono 579).
Una volta e mezza in più rispetto allo scorso anno. Naturalmente, il numero effettivo è molto più alto e non siamo in grado di fornire una scala esatta perché molte esecuzioni in Iran vengono compiute in segreto. La maggior parte di queste esecuzioni non è stata resa nota dalla magistratura o dalle istituzioni competenti. Poiché l'identità di molti prigionieri giustiziati rimane sconosciuta, vengono chiamate esecuzioni segrete.
Oltre a utilizzare la pena di morte come punizione crudele, disumana e irreversibile, il regime iraniano ha sempre applicato le esecuzioni come strumento per intimidire e reprimere i manifestanti.
La minoranza beluca dell'Iran è particolarmente colpita dalle esecuzioni. Pur costituendo solo il 5% della popolazione dell’Iran, nel 2022 hanno costituito il 30% delle esecuzioni, 160 persone, quasi sempre per reati di droga.Almeno 160 (il 30%) delle persone giustiziate nel 2022 appartenevano alla minoranza baluca. Una minoranza che rappresenta circa il 5% della popolazione iraniana. Più della metà delle persone giustiziate sono state giustiziate per reati legati alla droga.
Divise per mesi, le esecuzioni avvenute quest’anno, tra parentesi i dati che invece risultano a Nessuno tocchi Caino.
Gennaio– 49 esecuzioni (49)
febbraio– 30 esecuzioni (27)
marzo– 44 esecuzioni (54)
aprile – 1 esecuzione (1)
maggio – 57 esecuzioni (63)
giugno– 89 esecuzioni (90)
luglio– 72 esecuzioni (75)
agosto– 54 esecuzioni (61)
settembre– 52 esecuzioni (49)
ottobre– 37 esecuzioni (37)
novembre– 54 esecuzioni (59)
dicembre (dall'1 al 10) 14 esecuzioni (14)
Dopo le proteste a livello nazionale in Iran, iniziate il 16 settembre 2022, in seguito all'assassinio di Jina (Mahsa) Amini, le forze di sicurezza dello stato hanno usato una repressione brutale e un'evidente violenza contro i manifestanti. Vediamo alti livelli di violenza usati nelle strade dell'Iran in modo tale che un numero considerevole di manifestanti è stato brutalmente picchiato, ferito o ucciso.
A seguito di approfondite indagini su ogni singolo caso, Iran Human Rights Monitor è stato finora in grado di raccogliere e verificare le prove di 35 casi che coinvolgono manifestanti che sono stati picchiati a morte con manganelli.
Il comandante delle Guardie Rivoluzionarie-IRGC afferma di utilizzare solo armi non letali per contenere le proteste. Ma le prove rivelano un nuovo livello di violenza contro manifestanti e passanti. L'obiettivo è specificamente quello di ucciderli.
I fucili usati dalle forze di stato iraniane sono solitamente i semiautomatici (cosiddetti “a pompa”) Benelli M2 oppure M4, tutti calibro 12 millimetri. Il munizionamento varia dalla palla singola, alla rosa di pallini di piccolo diametro, passando per pallini di diametro medio-grosso.
Poiché il fucile è considerata arma letale, il suo utilizzo per ordine pubblico è vietato dalle leggi e convenzioni internazionali in quanto mette in pericolo la vita di bambini, anziani e passanti che non sono direttamente coinvolti nelle proteste.
In una lettera resa pubblica il 25 novembre 2022, 140 medici oculisti hanno denunciato casi di persone ferite agli occhi da pallini di piccolo calibro che hanno perso uno o entrambe gli occhi.
Tra le vittime c'è una giovane donna, Ghazal Ranjkesh, da Bandar Abbas, una città portuale nel sud dell'Iran. Ghazal ha perso l'occhio destro per un colpo di fucile.
Questa è una violazione dell'integrità fisica dei cittadini iraniani, così come l'uso eccessivo della brutalità da parte delle forze di sicurezza.
Inoltre, nonostante le autorità iraniane affermino di non utilizzare munizioni vere, hanno ampiamente sparato proiettili da combattimento nelle città di confine, tra cui Zahedan e nelle città del Kurdistan. Di fatto, in queste zone sono riusciti a reprimere le proteste pacifiche con l'uso dei kalashnikov.
Ad oggi, durante le proteste, 110 persone sono state uccise da colpi di armi da fuoco nella provincia del Kurdistan, nell'Iran occidentale.
Nella provincia del Sistan-Baluchistan, sono almeno 128 i cittadini di etnia baluca uccisi, la maggior parte dei quali è stata uccisa tra venerdì 30 settembre 2022 e il 5 ottobre 2022 a Zahedan. Così come venerdì 4 novembre a Khash.
Il numero di manifestanti uccisi in Iran, fino a sabato 10 dicembre 2022, è di 577 persone. La cifra reale è di almeno 700 persone ma solo 577 vittime sono state certificate.
Tra loro Iran Human Rights Monitor ha registrato almeno 60 donne. Tuttavia, molte famiglie, sotto l'enorme pressione delle autorità, non sono state in grado di parlare apertamente dell'uccisione dei propri figli. Le agenzie governative hanno falsamente annunciato i nomi di alcune vittime come morte per suicidio o incidente stradale.
Queste donne sono state uccise da agenti o a colpi di arma da fuoco, o a colpi di manganello, o per pestaggio brutale.
Tra i morti anche 65 minorenni.
Ancora una volta, il numero reale è molto più alto, ma solo 65 sono quelli certificati da Iran HRM.
Oltre ai ferimenti e alle uccisioni, si stima che almeno 30.000 persone siano state arrestate, tra attivisti civili, attivisti politici, studenti e giornalisti. L'Iran non fornisce mai dati veritieri sui vari aspetti della repressione, quindi il destino dei detenuti rimane sconosciuto. Tuttavia, considerando le misure repressive e la presenza della censura, Iran HRM stima il numero di 30.000 manifestanti detenuti in Iran.
Migliaia di prigionieri anonimi vengono torturati nelle carceri iraniane. Alcuni sono stati condannati a morte e accusati di pene pesanti, senza la presenza di un avvocato di fiducia. Molti vengono torturati per fare false confessioni. Nonostante la censura, si è appreso di almeno 25 persone morte sotto tortura. Anche in questo caso, i numeri reali dovrebbero essere molto maggiori.
Attraverso le cifre rivelate dai funzionari dell'intelligence iraniana, e le notizie riportate dai media statali, si può stimare il numero di arresti.
Ahmad Alirezabeigi, un membro del parlamento, ha dichiarato che tremila persone arrestate nella provincia di Teheran nei “recenti eventi” sono state trasferite nella prigione di Fashafouyeh. La notizia è riportata dalla testata filogovernativa asriran.com il 19 ottobre 2022.
Il comandante delle Guardie rivoluzionarie nella provincia di Hamedan ha dichiarato che, grazie a Dio, le forze Basij, insieme alle forze NAJA, sono state in grado di porre fine alle rivolte grazie all’arresto di 700 persone. La notizia è riportata dalla testata filogovernativa aftabnews.ir il 6 ottobre 2022.
Secondo un rapporto riservato di Hossein Salami, comandante delle Guardie Rivoluzionarie, al leader supremo Ali Khamenei, almeno 20.000 persone sono state arrestate nelle prime due settimane di proteste. Il 42 per cento degli arrestati avrebbe meno di 20 anni.
Seyyed Jalal Hosseini, vicedirettore politico dell'Organizzazione Basij delle Guardie Rivoluzionarie, ha affermato che il 70% degli arrestati durante le recenti proteste erano giovani di età inferiore ai 20 anni. La notizia è riportata dalla testata filogovernativa aftabnews.ir il 20 ottobre 2022.
Finora la magistratura iraniana ha emesso atti d'accusa per circa 2.000 manifestanti e ha emesso condanne a morte per 39 manifestanti. La magistratura incrimina i manifestanti detenuti senza passare attraverso procedimenti legali. Nessuno dei manifestanti ha commesso un reato, e sono stati arrestati solo per aver protestato pacificamente. Tuttavia gli vengono inflitte pesanti condanne.
Nell'ultimo processo tenuto per i manifestanti arrestati a Karaj il 5 dicembre 2022, tutti i 15 imputati, compresi 3 minori, sono stati condannati per “corruzione sulla terra”. Cinque di questi imputati sono stati condannati a morte.
Il regime iraniano ha frettolosamente giustiziato il manifestante Mohsen Shekari, 23 anni, la mattina di giovedì 8 dicembre 2022 con l'accusa di Moharebeh (guerra a Dio).
Il caso delle violazioni dei diritti umani, compreso l'atroce assassinio di oltre 65 minori e adolescenti durante le proteste da parte delle Guardie rivoluzionarie di Khamenei, dovrebbe essere deferito alle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza e alla Corte penale internazionale (CPI).
La comunità internazionale dovrebbe spingere per poter ispezionare le carceri e i centri di detenzione segreti, e liberare tutte le persone arrestate dal Ministero dell'Intelligence e dalle forze di sicurezza, con particolare urgenza per i minorenni, che nelle carceri sono a rischio di una varietà di minacce: droghe, molestie sessuali e contaminazioni con anomalie sociali.
Riconoscere che il popolo iraniano ha il diritto legittimo di difendersi dalle forze armate, e rivendicare la sovranità.
La comunità internazionale dovrebbe chiedere al presidente del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) e i suoi stati membri di espellere il regime misogino dalla Commissione sullo status delle donne per tutti i reati che ha commesso contro donne iraniane negli ultimi quattro decenni.
Accogliamo con favore l'istituzione dell'International Fact-Finding Board. Iran HRM invita le Nazioni Unite, l'Alto Commissario per i Diritti Umani, il Consiglio per i Diritti Umani e il Relatore Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani in Iran, e tutte le organizzazioni per i diritti umani, ad agire immediatamente. La missione conoscitiva deve essere in grado di visitare l'Iran e indagare sulla brutale repressione e l'uccisione di manifestanti innocenti. Deve essere in grado di compiere un'azione efficace.
Gli attuali dirigenti dell’Iran, tra cui Ali Hosseini Khamenei, il presidente Ebrahim Raisi, il capo della magistratura Gholam-Hossein Mohseni-Eje'i e il presidente del parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf, sono tutti direttamente coinvolti nelle recenti repressioni delle proteste, così come sono coinvolti direttamente in crimini simili dal 1980. Il Consiglio di sicurezza deve ritenerli responsabili e operare affinché affrontino la giustizia.

https://iran-hrm.com/2022/12/09/iran-human-rights-monitor-annual-report-2022/

 

31 dicembre 2022

Ratzinger, il Papa immobile.

Era salito al soglio pontificio per sanificare una chiesa considerata da lui stesso in preda ai vizi della corruzione e della mondanità. Ne uscì sconfitto perchè la sua teologia della verità e della fede in cui l'uomo deve perseguire la conoscenza di Dio attraverso un'intima compenetrazione nello spirito, venne sopraffatta dall'anima materialista di una parte del clero al contrario troppo aduso alla ricerca del benessere individuale. Il credo ut intelligam, ossia l'accettazione del dono di Dio servendosene per conquistare la vita nella verità della fede, fu sconfessato dall'arrivismo personale dei cardinali lontani e da quelli vicini che avevano imbastito una rete, un sistema di potere che sormontava e scavalcava l'essenza del cammino di fede forse troppo ingenuamente invocato dal papa tedesco. Fu lui stesso ad indicare il nome del suo successore in Bergoglio, il cardinale forse più lontano culturalmente da lui per formazione, quello per il quale la parola di Dio andava ricercata tutt'altro che nello spirito, bensì nell'incontro con le persone sofferenti, con i bisognosi, nelle relazioni umane e terrene. Bisognava scardinare il materialismo dei preti corrotti con un materialismo dell'ascolto e del mutuo soccorso tra gli uomini, schiodando quelle travi dell'odio su cui si sorreggeva il potere del clero.

Oltretutto a rincarare la dose si aggiunse l'indicibile questione della pedofilia, un cancro probabilmente più radicato di quanto si potesse immaginare. Le dimissioni di Ratzinger furono la resa di un papa inerme e forse  anche incerto sul da farsi, nonostante tutta la forza spirituale e culturale che aveva messo in campo.

Così facendo consegnò la Chiesa nelle mani di un gesuita sempre rimasto al di fuori dalle gerarchie; il gesuita da lui stesso contrastato aspramente durante il conclave del 2005 perchè considerato in quel consesso l'anima più vivace dei progressisti.

Qualche caduta stile, come quella di aver definito "socialmente pericolosa" l'omosessualità e nel contempo tacere invece su almeno quattro casi di abusi commessi da uomini del clero, oppure quando nel discorso di Ratisbona definì Maometto un predicatore con la spada e peccato che in quel periodo l'Europa era sotto attacco del terrorismo di matrice islamica.

Un conservatore, non c'è che dire, per il quale la tradizione era un dogma e l'integralismo si faceva invece strumento per  ranghi scomposti e disobbedienti di un clero disunito.

Ma anche un uomo ed un prete sconfitto dall'ermetismo del suo stesso pensiero; ecco perché ebbe bisogno di un uomo che riaprisse la Chiesa al mondo.


I due papi - Ferdinando Meirelles, con Antony Hopkins e Jonathan Pryce, 2019

27 dicembre 2022

Per una ciocca di capelli

Il movimento femminile di protesta che si sta sviluppando in Iran proprio in queste settimane non deve farci pensare soltanto ad un'esigenza di liberazione e di emancipazione della donna dalle catene di una religione patriarcale. Una gran parte di quelle donne che stanno coraggiosamente manifestando per le strade di Teheran è convintamente di fede musulmana; ciò che queste fantesse di libertà recriminano a pena di dolori, di perdite e della loro stessa vita, è una ricollocazione dei diritti all'interno della società islamica perché, come scrisse Condorcet nel 1790 nel suo Sur l'admission des femmes au droit de cité, le donne sono esse stesse simbolo di ineguaglianza tra gli esseri umani.

La condizione secolare di svantaggio sociale dovuta ad una presa di potere del maschio dissimulata in varie forme di tirannide di genere, spinge le donne a farsi simbolo di lotta per la libertà, comunicando attraverso messaggi di rottura che costano sangue amaro ma che sortiscono anche effetti destabilizzanti ed antisistemici. Negli ultimi cento anni la donna ha saputo inviare messaggi che non sono stati di semplice protesta, ma che hanno invece insinuato i germi di conquiste sociali prima considerate inarrivabili; e lo ha fatto servendosi di linguaggi sempre adattivi e malleabili alla contemporaneità.

Il cinema ad esempio si è fatto strumento più volte di protesta e di riscatto femminile, pensiamo ad esempio alla scena finale de La ciociara, una delle più struggenti e significative del neorealismo, in cui Cesira urla di rabbia e scaglia un sasso contro chi finge di non credere al racconto dello stupro subito dalla figlia. Una madre, ma soprattutto una donna dal coraggio smisurato che lotta contro gli abusi e le aberrazioni della guerra e che denuncia in questo caso l'orribile supremazia del corpo maschile su quello femminile.Quello che è accaduto in Iran a Mahasa Amini, colpevole di aver mostrato in pubblico un po' di capelli fuoriusciti dal velo, non è un castigo nei confronti di una ragazza che anelava alla libertà di essere donna, ma un colpo assestato alla struttura vetero confessionale dell'Iran, paese in cui l'Islam si è fatto Stato padrone rimanendo fermo negli anni come un macigno dogmatico e colpendo col terrore ogni sano impeto di cambiamento.

Mahasa Amini non è morta per un attacco cardiaco, come il governo iraniano ha impunemente voluto far credere, ma perchè massacrata dalla polizia morale di uno stato dove la moralità è decisa per partito preso. 

Mahasa Amini morendo è diventata il simbolo dell'ennesima lotta dove le uniche armi della donna sono quelle della dignità e del dolore tramite le quali l'esposizione della sofferenza rivela un ardito sentimento di emancipazione, un desiderio irrefrenabile di liberazione dai vincoli del corpo e di obbedienza al proprio marito o padre che sia. 

Quella sofferenza e quella dignità che le fanno urlare a squarciagola, proprio come Cesira, che tagliandosi una ciocca di capelli forse si può anche cambiare il mondo.

18 dicembre 2022

Quando Oriana Fallaci sfidò Khomeini.



Intervista che il 26 settembre 1979 Oriana Fallaci fece nella città santa di Qom all'Ayatollah Khomeini.
Qom (Iran) -1979 Oriana Fallaci intervista Khomeini  (fonte Corriere della Sera)
Tra il 1978 ed il 1979 l'Iran venne travolto da un'ondata rivoluzionaria contro il regime dello Scià Mohammad Reza Pahlavi, che alla fine fu costretto alla fuga dalle forze messe in campo da un'alleanza tra nazionalisti, liberali,  marxisti  e forze religiose sciite guidate dal loro leader carismatico Khomeini. Si passò in poco tempo da un fascismo all'altro e quelle che erano state fino ad allora delle labili concessioni di libertà, vennero definitivamente ritirate per far posto ad un sistema statale brutalmente confessionale guidato da religiosi islamici che subito annientarono  quelli che erano stati loro sodali.

Nacque così un altro regime autoritario, ma questa volta tutt'altro che laico perché basato sulla shari'a e sulla repressione di ogni afflato di opposizione democratica. 

La donna, in particolare, divenne uno dei simboli del male da combattere.

Sulla scorta di quanto sta avvenendo in questi giorni in Iran, abbiamo deciso di riproporre la straordinaria intervista che il 26 settembre 1979 Oriana Fallaci fece nella città santa di Qom all'Ayatollah Khomeini. 

Il leader sciita gliela concesse perchè convinto nella benevolenza di una giornalista occidentale che in passato era stata fortemente critica nei confronti dello Scià Mohammad Reza Pahlavi.

Ma si sbagliava, perchè Oriana Fallaci lo incalzò senza paura attaccando e definendo fascista il suo regime, ancora più di quello che lo aveva preceduto.

16 dicembre 2022

Epistola nr. 4 - Fisso come il sole tra i suoi pianeti.

Mi muovo o non mi muovo, ma guardo tutto ciò che mi circonda, immobile quale sono come un sole tra i suoi pianeti. 

E' quasi Natale e mi pare d'illuminare tutti gli altri come un occhio di bue, quelli che come ombre grigie vanno e vengono e quelli che paiono essere felici, ma in realtà non lo sono.

Mio amico Elliot, se riuscissi un giorno a venirmi a trovare ti accorgeresti che a volte su questo pianeta rimanere fermi è meglio, ti offre un punto di vista invidiabile. Tutto scorre è vero, ma è impagabile per me osservare il movimento degli altri; mi aiuta a riflettere sul senso del mondo, sul suo malessere sotteso e sull'esistenza stessa. 

Stasera qualcuno mi ha parlato della nostalgia; beh, io sono fortemente nostalgico se ciò vuol dire rimpiangere ciò che non esiste o non può avvenire più. Immagino spesso di rivivere momenti che ho amato, tuttavia riesco a ricordare soltanto occhi che mi guardano. E li saprei riconoscere tutti perchè quegli occhi mi hanno parlato in passato, hanno una vera e propria fisionomia e ne ricordo i nomi. 

Le persone del passato per me sono occhi.


12 dicembre 2022

Europa e corruzione

La corruzione è un serpente che s'insinua nelle maglie del tessuto politico-sociale. Gli antichi romani l'avevano già capito; quando una società si organizza dandosi delle regole e costruendo uno scheletro con articolazioni via via più complesse nel tempo, il meccanismo ad un certo punto si contorce sul proprio asse favorendo la nascita di luoghi più o meno nascosti in cui malaffare e cattiva amministrazione si mescolano facendo ammalare tutto il sistema. Non è l'intenzione, perchè quella è buona in origine, ma il suo sviluppo a provocare l'insorgenza d'interessi confliggenti col bene comune. Man mano che il sistema cresce e si allontana dall'obiettivo di essere un semplice strumento, nascono delle aberrazioni che invadono progressivamente la sfera privata. L'organismo a questo punto assume un'altra forma, diviene onnivoro ed inizia a vivere solo per se stesso. Tutta la struttura poi genera  a sua volta delle piccole sottostrutture che servono a soddisfare soltanto i bisogni individuali di una ristretta cerchia di persone, lasciando tuttavia in uno stato di prostrazione sociale la maggior parte dei cittadini. 
 E' possibile immaginare una società in cui ognuno compie il propio dovere in modo disinteressato salvo che per ciò che serve ad un proprio dignitoso sostentamento? 

Una società dove non si lavori per più di sei ore al giorno potendosi dedicare per il resto della giornata ad attività intellettuali o di piacere; dove lo stato lotta contro lo spreco dei materiali e delle risorse, dove l'oro vale quanto il ferro, dove non esiste la condanna a morte ma un sistema giudiziario che commina imparzialmente pene certe e rieducative.

Si, è possibile immaginarla: lo fecero Tommaso Moro e Tommaso Campanella e possiamo farlo anche noi, e senza tema di essere tacciati di eresia.  Il campanelliano sensus additus, ossia la conoscenza di se stessi, ci porterebbe a credere nella possibilità di uno stato migliore ma basterebbe poi conoscere gli uomini e le loro azioni per convincerci del contrario.

Insomma, il quesito più appropriato sarebbe se meglio chiuderci in noi stessi e procedere come individui unici in un ambiente asettico ed impermeabile oppure se renderci conto di essere parte di un motore che, per quanto funzionante, prevede delle avarie fisiologiche e delle intollerabili sporcature da fronteggiare.

Proprio qualche giorno fa la greca Eva Kaili, uno dei quattordici vice presidenti del Parlamento europeo, è stata arrestata perchè trovata in possesso al''interno della sua abitazione di una somma ingente di denaro contante di provenienza qatariota; è accusata di aver garantito, attraverso il suo potere politico ed una rete di contatti dovuta alla sua posizione, un indirizzamento benevolo del parlamento europeo nei riguardi dell'emirato del Qatar in tema di diritti umani e, più specificamente, di quelli dei lavoratori.

Per fare una facile battuta, in questo caso il Greco non è riuscito a controllare la greca in seno.


Approfondimenti bibliografici

"Tommaso Campanella", Germana Ernst -Ed. Laterza 2002

"Utopia", Thomas More, Mim Edi. 2020, con testo latino a fronte.


Approfondimenti nel web

GRECO organo anticorruzione del Consiglio Europeo

Il Gruppo di Stati contro la corruzione, noto anche con l'acronimo GRECO (dal francese Groupe d'États contre la corruption), è un organo di controllo contro la corruzione del Consiglio d'Europa, con sede a Strasburgo (Francia), istituito nel 1999 con un accordo siglato da diciassette Stati membri del Consiglio d'Europa. Il GRECO è aperto anche a Stati non europei e conta attualmente quarantanove membri, compresi gli Stati Uniti e la Bielorussia. Dal mese di agosto 2010 tutti i membri del Consiglio d'Europa sono anche Stati membri di GRECO. I paesi fondatori (1999) sono Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia; l'Italia ne è entrata a far parte nel 2007. 

09 dicembre 2022

Morire per mano di Dio nel 2022

In Iran nel 2021 almeno 333 persone sono state uccise con pena capitale e questa è soltanto la cifra relativa alle esecuzioni annunciate ufficialmente, mentre si sospetta che il numero reale sia ben più alto. Basti pensare a quelle sommarie che avvengono nell'ambito del confliltto "a bassa intensità" che infiamma da circa quarant'anni il Sistan ed il Baluchestan iraniano ai confini tra Iran e Pakistan; oppure quelle indicibili eseguite sulle donne, almeno 17 nel 2021, e quelle contro gli omosessuali. E potremmo continuare citando altre categorie di persone sottoposte alla pena di morte per il solo fatto di "appartenere" ad un genere.

Ieri la magistratura della Repubblica islamica ha annunciato l'esecuzione del manifestante Mohsen Shekari, 23 anni. Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di IHR (Iran Human Rights) , ha dichiarato: “Mohsen Shekari è stato giustiziato dopo un processo frettoloso e iniquo senza un avvocato...". Anche Mohsen apparteneva ad un genere, quello dei manifestanti; l'agenzia di stampa giudiziaria di regime Mizan ha annunciato che Mohsen Shekari era stato accusato "......di “moharebeh” (inimicizia contro dio) per aver estratto un'arma con l'intenzione di uccidere e creare terrore e privare il popolo della libertà e della sicurezza, provocando lesioni intenzionali con un'arma bianca a un ufficiale basij in servizio, bloccando Sattar Khan Street a Teheran e sconvolgendo l'ordine e la sicurezza nazionale....".

Secondo il codice penale agli articoli 282 e 283, l'inimicizia o guerra contro dio è punibile con "pena di morte, crocifissione, amputazione della mano destra e della gamba sinistra e l'esilio".

In queste ultime ore almeno altri 11 manifestanti stanno per essere giustiziati per reati commessi durante le manifestazioni di proteste contro la dittatura iraniana e, forse, alcuni di loro sono già morti mentre stiamo scrivendo.

Questo è solo l'inizio di una rivoluzione democratica condotta dai figli del nuovo Iran, oppure sarà l'ennesimo sacrificio umano offerto sull'altare del dispotismo religioso degli ayatollah?

 

08 dicembre 2022

Epistola nr. 3 - Tutto si muove


Mio caro amico Elliot, siamo ancora qua. Vivi quasi tutti, anche se in realtà siamo come sospesi nell'aria in attesa di un tonfo inesorabile. La caduta imminente però non ci pare mortale, siamo fiduciosi in un atterraggio morbido, perchè la speranza di vivere ci accomuna, forse ingenuamente. Mi raccomando, non fraintendere perchè non si tratta di un sentimento religioso, anzi tutt'altro.  E' perlopiù un desiderio egoistico di sopravvivenza; io stesso ne sono insaziabilmente avvinto. Tutto quello che è successo finora ci ha segnati profondamente e lo sforzo di resistere e di non morire ci ha stremato sfiancando le nostre già deboli forze. Ma proprio quando sembrava che stesse tutto tornando alla normalità, ecco però che cade un meteorite sulle nostre teste. No, non credere stia parlando di un corpo celeste fuori controllo, è una metafora per cercare di farti capire che è accaduto un altro fatto terribile nei nostri giorni già tristi. E' scoppiata la guerra in Europa, tra Russia ed Ucraina; anzi, per meglio dire, la Russia ha invaso l'Ucraina. Una guerra che ha un sapore antico, ma che è combattuta con armi moderne e che sta terrorizzando tutto il mondo, forse ancora più di quanto abbia fatto quel virus maledetto. La nostra generazione sta assistendo inebetita ad eventi che si evolvono continuamente, tra bombardamenti di città e guerriglie urbane; non credevamo che potesse accadere proprio a noi che la guerra l'avevamo soltanto conosciuta nelle narrazioni. Il mondo sta cambiando, anzi forse è già un'altra cosa rispetto al decennio scorso, forse anche noi siamo persone diverse; se prima ci crogiolavamo in un torpore di certezze convinti che il mondo e la storia non sarebbero mai finiti, ecco che adesso siamo sotto attacco su più fronti. Non siamo più gli stessi di prima e, quel che è peggio, conosciamo il sapore amaro della sofferenza ed abbiamo tutti un po' più paura per un futuro incerto. Non capita agli altri e basta, sappiamo che tutto .può accadere anche a noi, vicino alle nostre case, ci sentiamo tutti attori di uno stesso film. Ma il finale è ancora misterioso.

img da ilfotografo.it 

01 aprile 2020

Epistola nr. 2 - Lettera ad un amico ai tempi del Corona-virus.

Magritte - Il maestro di scuola -1955 (da sitosophia.org)
Mio caro amico Elliot, ti scrivo da un posto molto lontano e non so quando potrò rifarlo. Le giornate quaggiù passano lentamente, in una routine che sta diventando maledettamente noiosa. Probabilmente non riesco a renderti l'idea di ciò che stiamo vivendo noi tutti, è una situazione nuova; non c'è gente in giro, non ci sono macchine, niente rumori, siamo come sospesi e ci affanniamo ognuno a respirare limitandoci ad una ideale porzione di aria, come se non ce ne fosse abbastanza per tutti. Camminiamo per le strade, solo quei pochi che possono permettersi di uscire, quasi nascondendoci, appiattendoci ai muri per non dare troppo nell'occhio e sgusciando intorno agli angoli come bisce silenziose. Quando ci capita d'incrociare qualcun altro, facciamo di tutto per allontanarcene percorrendo vie traverse, ma allo stesso tempo volgiamo timidamente il nostro sguardo verso di lui, dapprima vergognandoci del gesto, poi con un'occhiata di commiserazione pretendendo anche la sua indulgenza.  Ognuno di noi è convinto di poter riuscire a proteggersi dal contagio del virus, e come se professasse la propria innocenza davanti ad un tribunale, procede convinto che i colpevoli siano tutti gli altri. In realtà è talmente labile la linea di confine del contagio che siamo tutti probabilmente già ammalati senza saperlo, restando appesi al filo della casualità che sceglie chi possa continuare a star bene, chi debba patire le sofferenze della malattia, chi invece sia destinato a morire. E' diventato arduo perfino comprare il cibo, bisogna affrontare ore di coda per entrare nei negozi , distanziandosi gli uni dagli altri. Fino a poco tempo fa avremmo detto: "come gli appestati". Ecco amico mio, mi sento tanto impotente dinanzi a tutto questo, mi pare che una saetta abbia colpito il mondo intero squarciando le vite dei suoi abitanti, E, tu che puoi farlo, perché non mi descrivi cosa riesci ad osservare dal tuo ritiro? Sai, sono spuntate bandiere nazionali dappertutto, la gente si affaccia dai balconi ad un'ora prestabilita e si mette a cantare, come se volesse lanciare un'invocazione di aiuto al mondo intero. Non so chi abbia detto ultimamente che non si può vivere da soli, perché in questo momento difficile vogliamo in effetti condividere con gli altri un dolore sconosciuto che abbiamo dentro, quasi a ripartirlo in miriadi porzioni e sperando che si diradi gradualmente come polvere nel mondo. E invece non è così, perché il dolore c'è, e persiste nelle nostre coscienze, non vuole andarsene e ci ha reso consapevoli della materia cruda di cui siamo fatti e della volatilità delle nostre esistenze. T'immagino mentre leggi queste mie parole che ti parranno stridenti con la mia solita impostazione materialista, t'immagino mentre sorridi e ripensi a quando mi definivi "un relativista impenitente". Ma lo sono ancora amico mio, tuttavia devo riconoscere che quando accadono certi avvenimenti che investono l'umanità senza troppe distinzioni sociali ed economiche, l'uomo è portato naturalmente a riflettere sul senso di ogni cosa e ciò evidentemente sta capitando anche ad un pragmatico come me. E' stato detto che è la verità ciò che ci unisce e credo di essere d'accordo perché è l'unica a non tradire mai. Credo che questi giorni surreali ci stiano insegnando a rallentare l'andatura ecome recita il titolo di un romanzo sentimentale che ho letto da poco (si, proprio così, sentimentale, sto invecchiando anch'io), portando a sperimentare la precarietà del mondo sempre più da vicino. Alla fine di tutto questa specie di test ci avrà cambiato irreversibilmente, facendoci diventare degli uomini nuovi. In una delle prossime lettere magari ti spiego la mia idea di uomo nuovo e di vita possibile, argomenti di cui tu adesso potresti svelarmi i segreti; non vedo l'ora di conoscere il tuo pensiero. Ma ora non voglio più annoiarti, so che hai da sbrigare delle faccende impellenti, ma ti prometto che presto ci risentiremo in qualche maniera, e poi comunque non ti ho scritto questa lettera per allarmarti caro Elliot, ma solo per informarti di quello che sta succedendo dalle mie parti da un mese a questa parte. Così almeno non potrai burlarti di me quando mi vedrai più torvo ed accigliato del solito in qualche immagine pescata chissà come e chissà dove in un angolo remoto dell'etere.

29 marzo 2020

Epistola nr. 1. Lettera a Monsieur Kenjj Mori, libraio parigino.

Parigi epidemia di colera del 1832
Caro Monsieur Kenjj Mori, oggi pomeriggio passeggiavo beatamente nei viali della storia, mi chiedevo se nella Parigi del suo tempo ci siano mai state epidemie. Non avendo memoria di ciò, sono andato a rovistare negli almanacchi ed ho letto che quella città è stata nei secoli colpita più volte da epidemie di ogni genere, come peraltro tutti gli altri paesi europei. Ma per tornare al suo secolo, gli annali raccontano che nel 1832 Parigi fu attanagliata da un'epidemia di colera che provocò la morte di una gran parte della popolazione. Stavo sfogliando proprio in questi giorni le pagine di un saggio storico di qualche tempo fa che narrano per l'appunto di quei giorni ferali nella ville lumiére.
“Il terribile scossone del colera del 1832 rimarrà a lungo iscritto nella memoria della popolazione parigina, altrettanto a lungo che nelle piramidi egizie, scavate da ferite profondissime. Le filastrocche dei cantastorie e i romanzi popolari ne tramanderanno e ne ingigantiranno a lungo il ricordo". (Louis Chevalier,  “Classi lavoratrici e classi pericolose" - Laterza 1976.)

Forse si ricorda la devastazione che sventrò allora Parigi, i mercati che sfiorivano per mancanza di derrate, i cavalli che trasportavano i morti di colera accatastati su carri di legno malmesso ed esposti nudi al cielo, le donne con gli abiti inzaccherati di melma che vagavano senza meta con i figli piccoli sul grembo, i roghi appiccati per le strade a bruciare l'aria malefica e quei corpi stessi. Sa, io me la immagino tra quella gente, bellamente con la tuba ed il bastone, due o tre tomi sotto il braccio, mentre è alla ricerca del suo figlioccio Victor, forse impegnato a seguire qualche pista segreta contro il suo parere. E vedo il suo sguardo disperato su quel mondo di appestati, mi accorgo del suo disarmo dinanzi a tale scempio, mentre fa roteare lentamente il bastone intorno ad un ipotetico cerchio d'aria. Ma se ci penso un attimo, forse lei non c'era ancora a Parigi in quei mesi, forse si trovava in Giappone, la sua terra natia, a scoprire il linguaggio dei fiori praticando la Hakanatoba, a svelare il mistero di Sakura, il ciliegio che rappresenta la transitorietà dell'esistenza. Tuttavia mi piace crederla eterno e dappertutto e vorrei che mi rispondesse al più presto spiegandomi come andò a finire a Parigi nel 1832, come cambiò la vita dei parigini che, ho letto, riuscirono a costruire una città nuova partendo dalla rete fognaria. Credo che lei abbia saputo che anche noi dell'anno 2020 siamo nel bel mezzo di un'epidemia; si, proprio noi, gli invincibili del ventunesimo secolo. siamo minacciati da un virus sconosciuto che ammazza la gente scegliendo ogni giorno a caso. Probabilmente fra un po' anche qui i mercati s'impoveriranno di materie prime e forse ci saranno dei tumulti per accaparrarsi il cibo; questo è quello che temo, perché noi non siamo come i parigini del 1832, siamo viziati da un benessere che pensavamo ci fosse dovuto, non sappiamo fare la guerra perché quasi cento anni di pace mondiale ci hanno rassicurati e viziati nella convinzione che i disastri e le tragedie accadessero sempre lontani da noi. Bello scherzo ci hanno fatto, perché invece adesso è successo tutto qui, e proprio a noi. Caro monsieur Kenjj Mori, secondo lei ce la potremo fare? Attendo una sua risposta al più presto, perché non so proprio come regolarmi ed avrei bisogno di un suo prezioso consiglio. A proposito, appena la vede, porti i miei saluti alla bella Tasha e le chieda se ha per caso dipinto un quadro sul tema del colera da mostrarmi appena mi scriverà la prossima mail. Ah già, lei non può sapere cos'è una mail, vabbè mi scriva una lettera con un lapis a punta grossa perché con l'età inizio a non vedere più tanto bene da vicino. La saluto ed attendo la prossima Sua con trepidazione, tanto io da qui non mi muovo.

Nota

Kenjj Mori, Victor Legris, Tasha, sono alcuni degli affascinanti personaggi che popolano i bellissimi libri ambientati da Claude Izner a Parigi nell'ultimo scorcio del diciannovesimo secolo:
Il mistero di rue des Saints-Peres, 2006 titolo originale: Mystère rue des Saints-Pères (vincitore del Premio Michel Lebrun [2] )
La donna del Père-Lachaise, 2007 titolo originale: La Disparue du Père-Lachaise
Il delitto di Montmartre, 2008 titolo originale: Le Carrefour des Écrasés
L'assassino del Marais, 2009 titolo originale: Le Secret des Enfants-Rouges
Il rilegatore di Batignolles, 2010 titolo originale: Le Léopard des Batignolles
Il talismano della Villette, 2011 titolo originale: Le talisman de la Villette
La confraternita di Boulevard d'Enfer, 2013 titolo originale: Rendez-vous Passage d'Enfer
La casa abbandonata di rue Corvisart, 2014 titolo originale: La Momie de la Butte-Aux-Cailles
I segreti dell'Opera, 2015 titolo originale Le Petit homme de l'Opéra
Scarpe scure sul Quai Voltaire, 2016 titolo originale Les souliers bruns du Quai Voltaire
Mezzanotte all'impasse du Cadran, 2017-in pubblicazione il 7 settembre 2017- titolo originale Minuit, impasse du Cadran
Il drago del Trocadéro, 2017 Pubblicato da Tea il 25 ottobre 2018 titolo originale - Le dragon du Trocadéro







28 marzo 2020

L'assedio del virus

fonte: www.nextquotidiano.it
Sembra che sia finito il mondo, Piazza San Pietro è vuota, il Papa parla sotto la pioggia ed ansima, fatica a respirare. Sembra malato, ma forse è solo stanco. Dice: "Nessuno si salva da solo... da soli affondiamo." Ed ha ragione. Quell'omino tutto bianco visto da lontano sembra un batuffolo di neve in mezzo al nulla. Quanto vorremmo credere che "con Dio la vita non muore mai"; eppure in questi giorni la morte campeggia. Adesso servirebbe un miracolo che blocchi la pandemia tutto d'un tratto, riportando le lancette dell'orologio indietro, o avanti, come un cambio d'ora legale. Servirebbe a saltare a piè pari questo fosso gigantesco che si è formato sotto i nostri piedi e che non avremmo mai potuto immaginare tanto improvviso e simile ad un fulmine scagliato su di noi senza neanche un rombo di tuono. Ci sentiamo così, inermi in un'epoca in cui ognuno ha un'arma per combattere, in cui ciascuno di noi ha la possibilità di comunicare con gli altri in un intreccio meraviglioso di vite e di mutue esistenze. Oggi però siamo rimasti senz'armi e brancoliamo attendendo che il virus decida, così come è arrivato, di ripartire; non dipende da nessuno, possiamo solo arginarlo, nascondendoci come nell'assedio di Leningrado, che però durò due anni e cinque mesi, e nessuno si augura questo. Almeno fino a quando non sarà preparato un vaccino. Ma si tratta di mesi ed in tutto questo tempo dovremo nasconderci, solo che la nostra generazione non sa farlo perché è abituata ad apparire e comunicare. Questo sarà il vero dramma del nostro futuro, riadattarci ad un nuovo corso della vita.
fonte: www.alpassoconlastoria.blogspot.it
In un post sulla sua pagina Facebook, l'esperta di politica internazionale Barbara Faccenda scrive:

"Guerra non è stare dentro casa con il frigo pieno, netflix, amazon prime, sky, tutti i canali del digitale, connessioni internet illimitate. Guerra non è quando l'esercito costruisce in 72 ore un ospedale perché la classe politica ha tagliato tutto quello che c'era da tagliare nella Sanità, riducendola ad uno scheletro...........In guerra gli ospedali, pur in violazione di una serie di norme internazionali, li bombardano eh.... La guerra è un'altra cosa. La morte non è sinonimo di guerra. Nei conflitti che ancora oggi sono presenti nel mondo, nel frigorifero non ci sono ..... le merendine, le bibite. Nei Paesi devastati dai conflitti, sui social non si postano le immagini di pizze appena fornate, di crostate, di gente che fa pilates in salotto. ......... "



E' vero, la guerra è tutta un'altra cosa e chi l'ha vissuta potrebbe narrarcelo, semmai qualcuno volesse ancora ascoltare queste storie, ma credo che sia sbagliato assolutizzare il suo concetto; la guerra in realtà non è sempre la stessa cosa. E' il concetto stesso di conflitto che ci deve far riflettere, la contrapposizione tra vita e morte o, se si vuole, l'epifania della morte stessa, che sono in continua evoluzione. Il suo modo di manifestarsi, di presentarsi all'improvviso come ospite indesiderato. E non stiamo qui a divagare sul senso filosofico della morte prima del tempo. In sostanza, la guerra non è solo quella dei bombardamenti e del predominio territoriale o delle risorse, è anche quella; meglio, è stata solo quella finora. Adesso però ce n'è un'altra contro un nemico mai conosciuto che combatte con armi misteriose per conquistare i nostri corpi; e con essi mira a conquistare le nostre vite quotidiane, quelle con i frigoriferi pieni, con le serie televisive sempre in onda, con la rete internet sempre gonfia di parole e immagini. E' un vero e proprio assedio che ci costringe a nasconderci in casa e che produce non altro che paura di morire, sempre la stessa maledetta paura di morire e di perdere ciò che possediamo.