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26 luglio 2012

Impianti dell'Ilva di Taranto sequestrati dall'autorità giudiziaria

Blocco della via Appia da parte degli operai
E adesso? Bisognava arrivare a tanto? Otto persone, in sostanza i vertici dell'azienda, agli arresti domiciliari, circa diciottomila lavoratori (tra dipendenti dell'Ilva e dell'indotto) a rischio impellente di disoccupazione, una città umiliata ed una comunità spossata. Quando interviene la magistratura con l'adozione di misure coercitive, sia reali che personali, vuol dire che tutti gli altri attori in scena hanno miseramente fallito. Aspettiamoci adesso di assistere all'azione di profittatori politici e di strumentalizzatori professionisti, a tutta una serie di mercanteggiamenti elettorali di cui, francamente, non se ne può più. Un intero territorio, tutta una comunità, invece, ansimeranno in preda alla pena occupazionale, ma anche ambientale. Speriamo solo che questa sia l'occasione di una svolta epocale, quella del coraggio di rinunciare una volta per tutte all'acciaieria, che ricorderemo tutti comunque con folle nostalgia, e di mettersi intorno ad un tavolo di emergenza col quale si adottino procedure eccezionali di intervento sull'area jonica dell'Ilva e si approntino misure di seria riconversione industriale nell'ottica dello sfruttamento, ad esempio, delle risorse naturali esistenti. Intanto il governo ha appena stanziato 338 milioni di euro per iniziare una ancora troppo confusa opera di riqualificazione dell'area. Purtroppo, a questo punto, non c'è più tempo per esitare, bisogna farlo subito. Altrimenti Taranto sarà come una polveriera in grado di deflagrare con effetti a catena su tutto il territorio nazionale.
Per approfondimenti dell'ultim'ora:
RepubblicaCorriere della Sera - Ansa - LaStampa