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08 gennaio 2023

Il rapporto annuale di Iran human Rights Monitor.

 Riportiamo integralmente il rapporto annuale di Iran human Rights Monitor.

11 Dicembre 2022 : 

Rapporto Annuale di Iran Human Rights Monitor
In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, Iran Human Rights Monitor pubblica il suo rapporto annuale. La primissima Carta dei Diritti Umani fu scritta da Ciro il Grande nel 538 a.C.
Simboleggia anche la grande civiltà dell'Iran. In un'epoca in cui i re amavano uccidere, saccheggiare e conquistare, Ciro il Grande fondò il suo impero sulla pace e sulla giustizia. In questa iscrizione Ciro parla della libertà di adorare gli dei e della libertà dell'umanità, segnando i suoi valori umanistici.
Nonostante questa eredità, il popolo iraniano attualmente è governato da un regime repressivo.
Le informazioni fornite in questo rapporto riflettono una piccola parte della realtà in Iran.
La censura e la mancanza di trasparenza, così come l'assenza di organizzazioni indipendenti per i diritti umani all’interno del paese, rendono molto difficile l'accesso ai dati necessari.
Esecuzioni in Iran
L'Iran ha il più alto tasso di esecuzione pro capite al mondo. Detiene questo record da 43 anni.
Il forte aumento delle esecuzioni nel 2022 rispetto al 2021 è l'ennesima violazione dei diritti umani. Nel 2021, Iran Human Rights Monitor ha riferito di almeno 366 esecuzioni effettuate nelle carceri iraniane. Alla data del 10 dicembre 2022 sono state eseguite almeno 553 esecuzioni (secondo il conteggio di Nessuno tocchi Caino sono 579).
Una volta e mezza in più rispetto allo scorso anno. Naturalmente, il numero effettivo è molto più alto e non siamo in grado di fornire una scala esatta perché molte esecuzioni in Iran vengono compiute in segreto. La maggior parte di queste esecuzioni non è stata resa nota dalla magistratura o dalle istituzioni competenti. Poiché l'identità di molti prigionieri giustiziati rimane sconosciuta, vengono chiamate esecuzioni segrete.
Oltre a utilizzare la pena di morte come punizione crudele, disumana e irreversibile, il regime iraniano ha sempre applicato le esecuzioni come strumento per intimidire e reprimere i manifestanti.
La minoranza beluca dell'Iran è particolarmente colpita dalle esecuzioni. Pur costituendo solo il 5% della popolazione dell’Iran, nel 2022 hanno costituito il 30% delle esecuzioni, 160 persone, quasi sempre per reati di droga.Almeno 160 (il 30%) delle persone giustiziate nel 2022 appartenevano alla minoranza baluca. Una minoranza che rappresenta circa il 5% della popolazione iraniana. Più della metà delle persone giustiziate sono state giustiziate per reati legati alla droga.
Divise per mesi, le esecuzioni avvenute quest’anno, tra parentesi i dati che invece risultano a Nessuno tocchi Caino.
Gennaio– 49 esecuzioni (49)
febbraio– 30 esecuzioni (27)
marzo– 44 esecuzioni (54)
aprile – 1 esecuzione (1)
maggio – 57 esecuzioni (63)
giugno– 89 esecuzioni (90)
luglio– 72 esecuzioni (75)
agosto– 54 esecuzioni (61)
settembre– 52 esecuzioni (49)
ottobre– 37 esecuzioni (37)
novembre– 54 esecuzioni (59)
dicembre (dall'1 al 10) 14 esecuzioni (14)
Dopo le proteste a livello nazionale in Iran, iniziate il 16 settembre 2022, in seguito all'assassinio di Jina (Mahsa) Amini, le forze di sicurezza dello stato hanno usato una repressione brutale e un'evidente violenza contro i manifestanti. Vediamo alti livelli di violenza usati nelle strade dell'Iran in modo tale che un numero considerevole di manifestanti è stato brutalmente picchiato, ferito o ucciso.
A seguito di approfondite indagini su ogni singolo caso, Iran Human Rights Monitor è stato finora in grado di raccogliere e verificare le prove di 35 casi che coinvolgono manifestanti che sono stati picchiati a morte con manganelli.
Il comandante delle Guardie Rivoluzionarie-IRGC afferma di utilizzare solo armi non letali per contenere le proteste. Ma le prove rivelano un nuovo livello di violenza contro manifestanti e passanti. L'obiettivo è specificamente quello di ucciderli.
I fucili usati dalle forze di stato iraniane sono solitamente i semiautomatici (cosiddetti “a pompa”) Benelli M2 oppure M4, tutti calibro 12 millimetri. Il munizionamento varia dalla palla singola, alla rosa di pallini di piccolo diametro, passando per pallini di diametro medio-grosso.
Poiché il fucile è considerata arma letale, il suo utilizzo per ordine pubblico è vietato dalle leggi e convenzioni internazionali in quanto mette in pericolo la vita di bambini, anziani e passanti che non sono direttamente coinvolti nelle proteste.
In una lettera resa pubblica il 25 novembre 2022, 140 medici oculisti hanno denunciato casi di persone ferite agli occhi da pallini di piccolo calibro che hanno perso uno o entrambe gli occhi.
Tra le vittime c'è una giovane donna, Ghazal Ranjkesh, da Bandar Abbas, una città portuale nel sud dell'Iran. Ghazal ha perso l'occhio destro per un colpo di fucile.
Questa è una violazione dell'integrità fisica dei cittadini iraniani, così come l'uso eccessivo della brutalità da parte delle forze di sicurezza.
Inoltre, nonostante le autorità iraniane affermino di non utilizzare munizioni vere, hanno ampiamente sparato proiettili da combattimento nelle città di confine, tra cui Zahedan e nelle città del Kurdistan. Di fatto, in queste zone sono riusciti a reprimere le proteste pacifiche con l'uso dei kalashnikov.
Ad oggi, durante le proteste, 110 persone sono state uccise da colpi di armi da fuoco nella provincia del Kurdistan, nell'Iran occidentale.
Nella provincia del Sistan-Baluchistan, sono almeno 128 i cittadini di etnia baluca uccisi, la maggior parte dei quali è stata uccisa tra venerdì 30 settembre 2022 e il 5 ottobre 2022 a Zahedan. Così come venerdì 4 novembre a Khash.
Il numero di manifestanti uccisi in Iran, fino a sabato 10 dicembre 2022, è di 577 persone. La cifra reale è di almeno 700 persone ma solo 577 vittime sono state certificate.
Tra loro Iran Human Rights Monitor ha registrato almeno 60 donne. Tuttavia, molte famiglie, sotto l'enorme pressione delle autorità, non sono state in grado di parlare apertamente dell'uccisione dei propri figli. Le agenzie governative hanno falsamente annunciato i nomi di alcune vittime come morte per suicidio o incidente stradale.
Queste donne sono state uccise da agenti o a colpi di arma da fuoco, o a colpi di manganello, o per pestaggio brutale.
Tra i morti anche 65 minorenni.
Ancora una volta, il numero reale è molto più alto, ma solo 65 sono quelli certificati da Iran HRM.
Oltre ai ferimenti e alle uccisioni, si stima che almeno 30.000 persone siano state arrestate, tra attivisti civili, attivisti politici, studenti e giornalisti. L'Iran non fornisce mai dati veritieri sui vari aspetti della repressione, quindi il destino dei detenuti rimane sconosciuto. Tuttavia, considerando le misure repressive e la presenza della censura, Iran HRM stima il numero di 30.000 manifestanti detenuti in Iran.
Migliaia di prigionieri anonimi vengono torturati nelle carceri iraniane. Alcuni sono stati condannati a morte e accusati di pene pesanti, senza la presenza di un avvocato di fiducia. Molti vengono torturati per fare false confessioni. Nonostante la censura, si è appreso di almeno 25 persone morte sotto tortura. Anche in questo caso, i numeri reali dovrebbero essere molto maggiori.
Attraverso le cifre rivelate dai funzionari dell'intelligence iraniana, e le notizie riportate dai media statali, si può stimare il numero di arresti.
Ahmad Alirezabeigi, un membro del parlamento, ha dichiarato che tremila persone arrestate nella provincia di Teheran nei “recenti eventi” sono state trasferite nella prigione di Fashafouyeh. La notizia è riportata dalla testata filogovernativa asriran.com il 19 ottobre 2022.
Il comandante delle Guardie rivoluzionarie nella provincia di Hamedan ha dichiarato che, grazie a Dio, le forze Basij, insieme alle forze NAJA, sono state in grado di porre fine alle rivolte grazie all’arresto di 700 persone. La notizia è riportata dalla testata filogovernativa aftabnews.ir il 6 ottobre 2022.
Secondo un rapporto riservato di Hossein Salami, comandante delle Guardie Rivoluzionarie, al leader supremo Ali Khamenei, almeno 20.000 persone sono state arrestate nelle prime due settimane di proteste. Il 42 per cento degli arrestati avrebbe meno di 20 anni.
Seyyed Jalal Hosseini, vicedirettore politico dell'Organizzazione Basij delle Guardie Rivoluzionarie, ha affermato che il 70% degli arrestati durante le recenti proteste erano giovani di età inferiore ai 20 anni. La notizia è riportata dalla testata filogovernativa aftabnews.ir il 20 ottobre 2022.
Finora la magistratura iraniana ha emesso atti d'accusa per circa 2.000 manifestanti e ha emesso condanne a morte per 39 manifestanti. La magistratura incrimina i manifestanti detenuti senza passare attraverso procedimenti legali. Nessuno dei manifestanti ha commesso un reato, e sono stati arrestati solo per aver protestato pacificamente. Tuttavia gli vengono inflitte pesanti condanne.
Nell'ultimo processo tenuto per i manifestanti arrestati a Karaj il 5 dicembre 2022, tutti i 15 imputati, compresi 3 minori, sono stati condannati per “corruzione sulla terra”. Cinque di questi imputati sono stati condannati a morte.
Il regime iraniano ha frettolosamente giustiziato il manifestante Mohsen Shekari, 23 anni, la mattina di giovedì 8 dicembre 2022 con l'accusa di Moharebeh (guerra a Dio).
Il caso delle violazioni dei diritti umani, compreso l'atroce assassinio di oltre 65 minori e adolescenti durante le proteste da parte delle Guardie rivoluzionarie di Khamenei, dovrebbe essere deferito alle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza e alla Corte penale internazionale (CPI).
La comunità internazionale dovrebbe spingere per poter ispezionare le carceri e i centri di detenzione segreti, e liberare tutte le persone arrestate dal Ministero dell'Intelligence e dalle forze di sicurezza, con particolare urgenza per i minorenni, che nelle carceri sono a rischio di una varietà di minacce: droghe, molestie sessuali e contaminazioni con anomalie sociali.
Riconoscere che il popolo iraniano ha il diritto legittimo di difendersi dalle forze armate, e rivendicare la sovranità.
La comunità internazionale dovrebbe chiedere al presidente del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) e i suoi stati membri di espellere il regime misogino dalla Commissione sullo status delle donne per tutti i reati che ha commesso contro donne iraniane negli ultimi quattro decenni.
Accogliamo con favore l'istituzione dell'International Fact-Finding Board. Iran HRM invita le Nazioni Unite, l'Alto Commissario per i Diritti Umani, il Consiglio per i Diritti Umani e il Relatore Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani in Iran, e tutte le organizzazioni per i diritti umani, ad agire immediatamente. La missione conoscitiva deve essere in grado di visitare l'Iran e indagare sulla brutale repressione e l'uccisione di manifestanti innocenti. Deve essere in grado di compiere un'azione efficace.
Gli attuali dirigenti dell’Iran, tra cui Ali Hosseini Khamenei, il presidente Ebrahim Raisi, il capo della magistratura Gholam-Hossein Mohseni-Eje'i e il presidente del parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf, sono tutti direttamente coinvolti nelle recenti repressioni delle proteste, così come sono coinvolti direttamente in crimini simili dal 1980. Il Consiglio di sicurezza deve ritenerli responsabili e operare affinché affrontino la giustizia.

https://iran-hrm.com/2022/12/09/iran-human-rights-monitor-annual-report-2022/

 

28 marzo 2020

L'assedio del virus

fonte: www.nextquotidiano.it
Sembra che sia finito il mondo, Piazza San Pietro è vuota, il Papa parla sotto la pioggia ed ansima, fatica a respirare. Sembra malato, ma forse è solo stanco. Dice: "Nessuno si salva da solo... da soli affondiamo." Ed ha ragione. Quell'omino tutto bianco visto da lontano sembra un batuffolo di neve in mezzo al nulla. Quanto vorremmo credere che "con Dio la vita non muore mai"; eppure in questi giorni la morte campeggia. Adesso servirebbe un miracolo che blocchi la pandemia tutto d'un tratto, riportando le lancette dell'orologio indietro, o avanti, come un cambio d'ora legale. Servirebbe a saltare a piè pari questo fosso gigantesco che si è formato sotto i nostri piedi e che non avremmo mai potuto immaginare tanto improvviso e simile ad un fulmine scagliato su di noi senza neanche un rombo di tuono. Ci sentiamo così, inermi in un'epoca in cui ognuno ha un'arma per combattere, in cui ciascuno di noi ha la possibilità di comunicare con gli altri in un intreccio meraviglioso di vite e di mutue esistenze. Oggi però siamo rimasti senz'armi e brancoliamo attendendo che il virus decida, così come è arrivato, di ripartire; non dipende da nessuno, possiamo solo arginarlo, nascondendoci come nell'assedio di Leningrado, che però durò due anni e cinque mesi, e nessuno si augura questo. Almeno fino a quando non sarà preparato un vaccino. Ma si tratta di mesi ed in tutto questo tempo dovremo nasconderci, solo che la nostra generazione non sa farlo perché è abituata ad apparire e comunicare. Questo sarà il vero dramma del nostro futuro, riadattarci ad un nuovo corso della vita.
fonte: www.alpassoconlastoria.blogspot.it
In un post sulla sua pagina Facebook, l'esperta di politica internazionale Barbara Faccenda scrive:

"Guerra non è stare dentro casa con il frigo pieno, netflix, amazon prime, sky, tutti i canali del digitale, connessioni internet illimitate. Guerra non è quando l'esercito costruisce in 72 ore un ospedale perché la classe politica ha tagliato tutto quello che c'era da tagliare nella Sanità, riducendola ad uno scheletro...........In guerra gli ospedali, pur in violazione di una serie di norme internazionali, li bombardano eh.... La guerra è un'altra cosa. La morte non è sinonimo di guerra. Nei conflitti che ancora oggi sono presenti nel mondo, nel frigorifero non ci sono ..... le merendine, le bibite. Nei Paesi devastati dai conflitti, sui social non si postano le immagini di pizze appena fornate, di crostate, di gente che fa pilates in salotto. ......... "



E' vero, la guerra è tutta un'altra cosa e chi l'ha vissuta potrebbe narrarcelo, semmai qualcuno volesse ancora ascoltare queste storie, ma credo che sia sbagliato assolutizzare il suo concetto; la guerra in realtà non è sempre la stessa cosa. E' il concetto stesso di conflitto che ci deve far riflettere, la contrapposizione tra vita e morte o, se si vuole, l'epifania della morte stessa, che sono in continua evoluzione. Il suo modo di manifestarsi, di presentarsi all'improvviso come ospite indesiderato. E non stiamo qui a divagare sul senso filosofico della morte prima del tempo. In sostanza, la guerra non è solo quella dei bombardamenti e del predominio territoriale o delle risorse, è anche quella; meglio, è stata solo quella finora. Adesso però ce n'è un'altra contro un nemico mai conosciuto che combatte con armi misteriose per conquistare i nostri corpi; e con essi mira a conquistare le nostre vite quotidiane, quelle con i frigoriferi pieni, con le serie televisive sempre in onda, con la rete internet sempre gonfia di parole e immagini. E' un vero e proprio assedio che ci costringe a nasconderci in casa e che produce non altro che paura di morire, sempre la stessa maledetta paura di morire e di perdere ciò che possediamo.