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30 aprile 2012

Taranto come Pittsburgh

"Taranto è una balena spiaggiata, ansima ma non si scuote", scrive su La Repubblica di oggi Antonello Caporale. 
Si tratta di una spietata raffigurazione di quello che è oggi la città di Taranto.
Una sirena morente che sta esalando l'ultimo respiro.
Eppure potrebbe accadere che, come Pittsburgh, anche Taranto viva la sua resurrezione; dalla cenere, come una fenice, potrebbe riemergere in tutta la sua bellezza e porgere un'anima nuova come catarsi di una vita sprecata nel fumo e nella disperazione per la morte dei suoi figli.
Taranto ha bisogno di un vero e proprio processo di svelenimento, così come accadde alla città di Pittsburgh che, dopo essere stata per decenni una "steel city" ed una "smoke city", decise di riaversi e mutò pelle come fanno i rettili quando cambiano l'epidermide oramai vecchia e morente.
Fotografia da https://www.blankrome.com/#splash-skip

Pittsburgh, negli anni quaranta del ventesimo secolo, era una città che non respirava più.  Il fumo dovuto all'insana lavorazione del suo carbone bituminoso spingeva a terra l'ossigeno da respirare e lo schiacciava fino ad annientarlo. Le sue strade erano illuminate anche di giorno, perchè il fumo le oscurava e le avvolgeva in una coltre d'inquinamento. Pittsburgh stava per morire ed i suoi cittadini erano le vittime predestinate e silenti di una simile condanna; proprio come i tarantini di oggi.
Ma arrivò un bel giorno un nuovo sindaco, David Lawrence, che aveva idee rivoluzionarie in materia ambientale. In quegli anni di crescita economica e di conflitto bellico, chiunque abbozzasse una sola idea che potesse anche solo rallentare il ciclo della produzione patriottica, veniva considerato un pazzo. Ma David Lawrence non se ne curò e, ponendo le basi per l'emanazione del primo "Clean Air Act", trasformò la città più inquinata del mondo di allora in un splendido esempio di riconversione della politica delle ciminiere in green economy, bonificando gli insediamenti siderurgici e trasformando l'area industriale in una sorta di serra ecologica, ripulendo il cielo dai gas tossici e ridando vita ad una popolazione in fin di vita.
Tutto ciò è possibile anche per Taranto; dimostrare che si può superare la morsa del ricatto lavoro-salute, ossia creare posti di lavoro a dispetto della chiusura dello stabilimento siderurgico, tutto ciò si può fare vincendo le pressioni serrate dei potentati economici e dimostrando loro che il lavoro non viene generato soltanto dalla produzione siderurgica, ma può e deve dipendere da un rinnovamento, anche culturale, della classe dirigente. 
Taranto ha mille risorse da offrire e da far valere sul piatto della competitività; si può vivere senza l'Ilva, si può vivere senza le ciminiere, si può vivere senza diossina. 
Soltanto il taglio degli armamenti ed il risparmio energetico potrebbero da solo generare 2.000.000 di posti di lavoro fino al 2020; la destinazione di uno solo dei quindici miliardi che serviranno invece ad acquistare dei caccia F35 (a che ci serviranno?) sarebbe decisiva per il problema della bonifica dell'area siderurgica jonica. Non solo, Taranto potrebbe puntare felicemente ed autonomamente anche sulla sua posizione geografica, sulla ricchezza biologica del mare e sulla cultura. Perchè, non dimentichiamolo, Taranto ha in seno l'embrione per poter divenire polo universitario d'eccellenza sia nel campo umanistico che in quello scientifico.
Proprio come è accaduto a Pittsburgh.
Ci sarebbe bisogno almeno di un altro David Lawrence; intanto, fra qualche giorno a Taranto verrà eletto il nuovo Sindaco.