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05 febbraio 2012

Italia, un corpo senz'anima

Formosissima donna, l'Italia calpestata dalle nostre azioni e sommersa dalle chiacchiere non ne puó piú. Chiusa in una tenaglia dolorosissima tra le amene volgaritá dei neo-secessionisti da banchetto e le volgari amenitá dei meridionali pigri e maneggioni, adesso l'Italia come una donna attempata anela a nuovi slanci e si affaccia dal balcone a guardare chi passa.
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"L' Italia é fatta: tra litigi, tasse e scandali, cominciamo a fare gli italiani. Venezia si é concessa, Roma non ancora, mentre il Sud e Torino forse hanno giá cambiato idea" (La Patria, bene o male - C. Fruttero  e M. Gramellini ed. Mondadori 2010).
Interrogarsi sull'esistenza di una nazione dopo centocinquant'anni di unitá politica diventa in questi mesi, in questi giorni, una esigenza che dovrebbe sentire ogni cittadino. Esiste un corpo unico di valori? Oppure c'é solamente un progetto impostato e non compiuto, attualmente sgretolato sotto i colpi inferti da una classe politica inetta? E poi, siamo o non siamo un unico popolo che condivide la stessa storia e la medesima cultura? Oppure l'unitá partorita é figlia della disunitá genetica, cioé tra una Venezia che subito si integra perché vuole liberarsi dal giogo austroungarico ed una Roma che tentenna, vi é il Sud che non vuole, o non sa, esprimersi. Dunque Torino, il Piemonte che ambiva a farsi motore, e che invece si accorge di non essere troppo italico, almeno quanto basta per fare l'Italia. Tre atteggiamenti diversi piú uno addirittura avulso, non empatico (come direbbe Jeremy Rifkin) con quello del resto degli attori. Ci pare sia lo specchio della situazione attuale, in cui il magico incastro non si é ancora realizzato. Cosa non ha funzionato non sta a noi stabilirlo, ci preme soltanto dire in questa sede che nonostante tutto "Noi credevamo".