Visualizzazione post con etichetta mare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mare. Mostra tutti i post

23 febbraio 2012

Il respiro di Taranto - Diossina a pieni polmoni




Il cielo è azzurro a Taranto. Sempre, anche quando piove. Dai balconi larghi come terrazze, l’azzurro appare terso e profondo, si confonde col mare, ch’è una tavola spianata. Sempre, anche quando è crespo. A metà del lungo viale costiero, ritmato da verdi e antiche palme, si apre una grande rotonda bianca, come la tolda di una vecchia nave, vuota e spicciola, bordeggiata da forti lampioni di ferro sovrastati ognuno da quattro sfere luminose. Affacciandosi dalla ringhiera o seduti su una delle panchine piatte senza spalliera, ci si convince di essere davanti ad un dipinto. Qui le albe ed i tramonti colorano l’orizzonte con pennellate sfumate, tutto in un gioco di luci che non si dimentica; ma si può anche ascoltare il rumore dell’acqua che timida s’infrange sui bastioni.  I nonni coi nipotini sui pattini la usano da sempre come pista di riciclo e i chioschetti ambulanti spinti a pedali offrono granite e gelati dal sapore antico.
Chi nasce e vive a Taranto porta sempre con sé quel profumo e quel trionfo di riflessi, conosce bene il rumore di quelle onde, cerca in ogni dove lo specchio di queste sensazioni, senza trovarle e disperandosene per tutta la vita, sa bene che la sua città soffre per tanti motivi e si strugge per questo, soffrendo insieme a lei senza via di scampo, si accorge che la sua città non respira più ed egli stesso ansima con grande affanno temendo di morirne.
Chi è nato ed è andato via da Taranto vive un doloroso ricordo ed ogni momento dell’infanzia tarantina, anche nell’emigrante più emancipato, rivive nella sua nostalgia greve ed amorevole.
Ma Taranto sta diventando rossa.
Da anni Taranto sta diventando rossa, perché rossa è la polvere che scende clandestina sulle teste dei bambini e infida s’insinua nelle narici deboli dei vecchi, avvelenando i polmoni di tutti. Quella polvere che precipita come pioggia invisibile, non bagna, però entra nelle case, dalle finestre, dai comignoli e dai portoni. Quella polvere si chiama diossina ed è vento trasparente di metallo, nebbia quotidiana ed insana, ospite indesiderato in una città silente che incassa indolente i duri colpi che le vengono inferti.
E’ difficile stabilire un nesso causale tra le emissioni dell’Ilva e le malattie tumorali sviluppatesi in maniera esponenziale a Taranto, difficile individuare le responsabilità penali. Ma a Taranto è iniziata un’era nuova; sulla scorta probabilmente anche di quanto avvenuto con la storica sentenza “eternit” di Torino, adesso anche la magistratura jonica sta tentando di praticare la strada dell’accertamento epidemiologico. E’ ciò che stanno verificando tre esperti nominati consulenti dal Gip del Tribunale tarantino, che dovranno depositare a breve i risultati del loro lavoro nell’ambito dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura. In tanti sperano che in quelle carte, in quei dati, vi sia la giustizia che tutti ci attendiamo e che rivendicano a piena voce i parenti dei bambini morti per tumore da fumo in quel quartiere Tamburi sviluppatosi per decenni, senza che nessuno mai alzasse un dito per impedirlo, proprio a ridosso dello stabilimento siderurgico diventandone una sorta di appendice dormitorio.
FrederickLAB seguirà questa vicenda e ne pubblicherà puntualmente gli aggiornamenti.
Questo perché speriamo che Taranto ritorni a respirare.
 Qui alcuni links utili a documentarsi sull'argomento.