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19 maggio 2012

La strage di Brindisi, dinamiche mutate?

Non è vero che le bombe di Brindisi ci fanno tornare indietro di vent'anni, al 1992. 
Piuttosto ci fanno risvegliare dal torpore in cui eravamo precipitati in questi anni di niente, di attesa e di crisi economica. Di niente perchè non vi è stato alcun progresso da quando governava il pentapartito; di attesa perchè la generazione di quelli che oggi sono giovani quarantenni attende ancora la stagione della rinascita civile e sociale che le avevano preannunciato; di crisi, perchè è evidente ed è sotto gli occhi di tutti la sofferenza economica delle famiglie e dei singoli cittadini.
La foto dei ragazzi della scuola Morvillo-Falcone di Brindisi

Ma veramente vogliamo credere che l'infamità commessa stamane davanti alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi sia una risposta orchestrata da chi aveva mal digerito la fotografia qui accanto? Pensiamo davvero che la Sacra Corona Unita, o un'altra organizzazione mafiosa locale, abbia voluto vendicarsi del valore rappresentato da questa immagine? La mafia non crede nei valori condivisi e dunque non combatte chi, a viva voce, seppure dei giovani studenti, rivendica la "legalità". La mafia combatte contro coloro che ostacolano concretamente i suoi affari ed  i suoi traffici clandestini, contro quelli che non vogliono pagare il pizzo come Libero Grassi, quelli che la contrastano con l'attività investigativa, come Falcone e Borsellino, quelli che tradiscono un patto di sangue e tentano di recedere voltandole all'improvviso le spalle, come Salvo Lima. Ma la mafia non uccide due bambine che vanno a scuola, non perchè non tocchi, come succedeva in altri tempi, donne e minori, ma perchè semplicemente un simile gesto le è controproducente; un simile atto accende i riflettori laddove la mafia vuole l'oscurità. La mafia raramente uccide gli innocenti, se non per errore, perchè punta le sue armi contro è colpevole di ostacolarla; e francamente non crediamo che tra i mafiosi vi siano menti raffinatissime al punto da teorizzare ed attuare una strage così densa di sottintesi.
E allora, chi le ha messe queste bombe? Il momento del Paese è delicatissimo, lo Stato in questo momento è debole, è vulnerabile, chiaramente offre ed espone il suo corpo nudo agli attacchi di quelli che vogliono sfruttare tale fragilità, intingendola nella mafiosità. Troppe coincidenze, come quella rappresentata dal nome della scuola, o quella della vicinanza dell'anniversario dell'attentato a Falcone, o quella ancora dei recenti arresti eseguiti nel brindisino ad opera della DDA e della DIA, od anche l'arrivo previsto proprio per oggi in città di Don Ciotti; tutte sbattute sul tavolo e sbandierate ostentatamente. Se fosse stata la mafia, allora dobbiamo renderci conto che siamo dinanzi ad un vero e proprio salto di qualità della sua azione criminale, come mai s'era visto prima e, soprattutto, non prevedibile e contrastabile mediante gli schemi investigativi tradizionali. E potrebbe anche darsi! Se pensiamo che pochi giorni fa qualche investigatore supponente aveva quasi deriso chi s'era fatto subito convinto della matrice anarchica dell'attentato di Genova ad Adinolfi, e con sicumera aveva affermato che gli anarchici non sparano mai, ma mettono le bombe. Oggi invece, ad esempio, le rivendicazioni delle azioni terroristiche avvengono con tempi diversi, non è detto che giungano immediatamente come accadeva trent'anni fa. Nell'era di internet possono arrivare in qualsiasi momento e da qualsiasi parte. Questo significa allora che anche la mafia potrebbe aver mutato i suoi comportamenti: nuovi capi, nuove regole.
Le dinamiche sono dunque cambiate in questi ultimi anni e, quindi, non ci dovremmo  sorprendere se gli anarchici a Genova hanno sparato. Così come non dovremmo oggi soprenderci di un possibile salto di qualità mafioso, che avrebbe portato a colpire delle bambine.  Ma sono tutte supposizioni, fondate su analisi sterili allo stato attuale; ma una cosa è certa: chi ha compiuto la strage di Brindisi ha una mente sopraffina, perchè vuole travisare ciò che in realtà sarebbe palese, ed allo stesso tempo mescola e rimescola le carte in tavola provocando uno stato di agitazione che in questo periodo è assolutamente deleterio e che trova evidentemente vita facile.
Insomma, non è vero che si è tornati indietro di vent'anni; il fatto è che non ci siamo mai mossi. L'orologio ha fatto un giro completo, ma non ce ne siamo accorti. Le dinamiche sono mutate, ma gli intenti sono sempre quelli di una volta. 
E nel frattempo, aspettiamoci l'ondata di parole inutili della politica e le facili strumentalizzazioni, ma ci piacerebbe che questo governo tecnico si comportasse tecnicamente, cioè contrastando senza "se" e senza "ma" l'insorgenza di una nuova stagione della tensione.

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