31 luglio 2012

Taranto e l'Ilva. L'attesa di una città, fra false speranze e sogni di rivalsa.

L'Attesa - fonte villatelesio.wordpress.com
Ci sono alcune cose che ci colpiscono della vicenda di Taranto e dell'Ilva. La prima è che i sindacati paiono, abbastanza uniti e che i lavoratori scesi in piazza non sventolano bandiere e non si fregiano di stemmi di sorta; anzi, mettendo in scena quasi una sorta di teatro dell'assurdo, solidarizzano addirittura con i padroni arrestati. La seconda riguarda gli interrogatori di garanzia degli otto arrestati; tutti hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Verrebbe da dire che più che una strategia difensiva si tratti di un "non saper cosa rispondere" alle domande formulate dal gip. Ma ciò che risalta maggiormente ai nostri occhi è il fatto che i due Riva siano stati interrogati a Milano. Certo, lì sono stati arrestati; anche se l'idea di delegare gli interrogatori attraverso una procedura denominata "rogatoria" evidenzia un certo qual senso immaginifico di lontananza, o di distanza dei due re dell'acciaio dalle questioni tarantine; come quando i conti governavano dal loro palazzo sui territori lontani e li sfruttavano mediante l'ausilio di signori del posto. La terza riguarda un sentimento, un'impressione, o se vogliamo, un clima: quello dell'attesa. E l'attesa di tutti, degli operai che sperano di non perdere il loro posto di lavoro, degli ambientalisti che gridano al disastro ambientale, peraltro certificato dalla perizia del Tribunale, dei malati e dei parenti dei deceduti per male oscuro da diossina o da benzo-A-pirene nei polmoni Tutta questa gente aspetta legittimamente, chi per un motivo chi per un altro, la decisione del Tribunale del Riesame sul provvedimento di sequestro, proprio in queste ore in fase di esecuzione tecnica, degli impianti dell'area a caldo dell'acciaieria. Sarà una decisione non facile per i giudici incaricati e, purtroppo, innegabilmente peserà su di essa la pressione sconsiderata dei politici e degli pseudoesperti dell'ultim'ora che dichiarano in questi giorni tutto ed il contrario di tutto, dimostrando di non essersi mai realmente interessati di una questione annosa in essere ormai da decenni. Intanto una città intera attende quello che succederà fra tre giorni, come se una questione giuridica fosse la manna che viene dall'alto a risolvere d'un tratto discrasie e disagi di tipo sociale, politico ed economico. Qui la trepidazione e  l'indolenza formano un misto difficilmente riproducibile, anche se si tratta della fotografia della Taranto di oggi. Arsa dal caldo, la città dei due mari si dimena in una selva di false speranze e di sogni di rivalsa e la decisione dei giudici verrà salutata, in un senso o in un altro, come l'apoteosi di una storia drammaticamente meridionale.

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