28 luglio 2016

Noi e non altro che noi.

Ma che paese è quello in cui la memoria è evanescente come fumo che si perde nell'aria? Se chiedessimo ai nostri figli adolescenti cosa accadde il 2 agosto 1980, ben pochi saprebbero rispondere; e tra questi forse nessuno lo farebbe mostrando di avere piena consapevolezza dei fatti. Inutile dire che la colpa è solo nostra, della nostra generazione di pacificati nostro malgrado. Quel che sappiamo della guerra corrisponde ai racconti dei nostri nonni, poco deriva dalla scuola a causa dei tempi serrati della didattica. Non abbiamo vissuto a pieno gli anni piombo perché eravamo troppo piccoli o addirittura non eravamo ancora nati; siamo il prodotto del "tutto è dovuto" e del "tutto è passato", il risultato di un egocentrismo generazionale che ha sotterrato lentamente tutto quanto accaduto prima, non perché credessimo di averlo superato e metabolizzato, ma piuttosto perché non ce ne siamo curati considerandoci intoccabili ed infrangibili. Adesso che la nostra teca di vetro si sta incrinando sotto i colpi inferti dagli attacchi terroristici a Parigi ed a Monaco, la nostra inquietudine inizia a prendere il sopravvento. Stiamo davanti allo specchio a guardarci ed a riguardarci ancora, tentando di realizzare che di questi tempi siamo di nuovo protagonisti, che forse potremmo ricominciare ad essere vittime noi stessi e non altri, non altri di altre epoche.
Noi e non altro che noi.

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