Oltretutto a rincarare la dose si aggiunse l'indicibile questione della pedofilia, un cancro probabilmente più radicato di quanto si potesse immaginare. Le dimissioni di Ratzinger furono la resa di un papa inerme e forse anche incerto sul da farsi, nonostante tutta la forza spirituale e culturale che aveva messo in campo.
Così facendo consegnò la Chiesa nelle mani di un gesuita sempre rimasto al di fuori dalle gerarchie; il gesuita da lui stesso contrastato aspramente durante il conclave del 2005 perchè considerato in quel consesso l'anima più vivace dei progressisti.
Qualche caduta stile, come quella di aver definito "socialmente pericolosa" l'omosessualità e nel contempo tacere invece su almeno quattro casi di abusi commessi da uomini del clero, oppure quando nel discorso di Ratisbona definì Maometto un predicatore con la spada e peccato che in quel periodo l'Europa era sotto attacco del terrorismo di matrice islamica.
Un conservatore, non c'è che dire, per il quale la tradizione era un dogma e l'integralismo si faceva invece strumento per ranghi scomposti e disobbedienti di un clero disunito.
Ma anche un uomo ed un prete sconfitto dall'ermetismo del suo stesso pensiero; ecco perché ebbe bisogno di un uomo che riaprisse la Chiesa al mondo.
I due papi - Ferdinando Meirelles, con Antony Hopkins e Jonathan Pryce, 2019
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