18 marzo 2012

Don Ciotti, quando le parole hanno un significato.

Don Ciotti, ieri a Genova durante la 17° Giornata dell'impegno e della memoria contro la mafia, promossa da Libera. Sullo sfondo Nando Dalla Chiesa

11 marzo 2012

NO CHAT please!

Niente chiacchiere, i dati sono dati e quello che sta accadendo a Taranto è il disastro ambientale più grave di tutta la storia italiana. 
Se ne parla di sfuggita, come se fosse meglio accantonare l'argomento in un andito lontano ed irraggiungibile.
Non è un argomento abbastanza mediatico? 
Le morti non sono mediatiche quando sono silenziose e quando colpiscono persone qualunque. 
Taranto non è soltanto Avetrana.



In cinquant'anni di storia dell'Ilva di Taranto si contano:
180 morti sul lavoro.
8.000 invalidi
20.000 morti di cancro e leucemia
1.600 capi di bestiame abbattuti nelle aree circostanti allo stabilimento siderurgico
3 volte più alto il livello di diossina fissato per legge come tollerabile nel formaggio locale  
90% di diossina prodotta in Italia viene emessa dall'Ilva di Taranto (fonte INES)
7 le sigarette al giorno fumate dai bimbi di Taranto, solamente respirando.
0,4 nanogrammi: livelo europeo ammesso di diossina. Taranto: da 4 a 8 nanogrammi.

Solo numeri, o anche la nostra vita?

NO CHAT. RespiriAMO.

Links da consultare
Corriere del Giorno
http://comitatopertaranto.blogspot.com/
http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/27651.html
Ecodallecittà
INES INVENTARIO NAZIONALE EMISSIONI E SORGENTI

05 marzo 2012

Rossella Urru ed i due marò detenuti in India. Un commento.

Non dovremmo più sorprenderci quando ci accorgiamo che la politica italiana, tanto confusa e disarticolata all'interno del paese, offre un'immagine sbiadita di debolezza anche all'estero. Il caso di Rossella Urru, o anche quello dei marò in custodia cautelare in India sono il chiaro paradigma della incapacità diplomatica dell'Italia, priva in questo frangente di un preciso senso di stare nella comunità internazionale. E' ancora vivo il ricordo di quello che accadde il 3 febbraio 1998 nella Val di Fiemme, quando un aereo statunitense in fase di scellerato addestramento tranciò le funi del tronco inferiore della funivia del Cermis, causando la morte di venti innocenti. Il governo americano strappò d'autorità i suoi soldati alla giurisdizione italiana e si appropriò del diritto di giudicarli (male) secondo le proprie leggi. Nulla riuscìrono a fare le nostre autorità; eppure il territorio era il nostro ed i morti anche.
Ci piacerebbe che il caso di Rossella Urru e quello dei marinai catturati in India venisse gestito senza sottintesi, convocando subito ad esempio l'ambasciatore indiano alla Farnesina o mostrandosi incisivi con comunicati chiari e volitivi a proposito della nostra cooperante internazionale. Ad oggi la Urru, in particolare, non si sa ancora bene dove sia, probabilmente siamo in una fase in cui la trattativa per la sua liberazione rischia facilmente di fallire e di provocare la vendita e la conseguente cessione dell'ostaggio ad un'altra banda armata; ma allora perchè è stato inviato un emissario politico come la Boniver che non ha evidentemente interlocutori in questo momento, ed invece non si lascia che la questione venga gestita dai nostri servizi, meglio inseriti nei giochi sotterranei della suburbia islamica di quei territori. Non vorremmo che si rischiasse la vita della giovane donna a causa di una frase mal detta, oppure che la presenza di un emissario del governo possa sollecitare ed alimentare richieste di tipo economico che non potrebbero essere mai soddisfatte.
Per quanto riguarda la questione dei marò arrestati, sbagliato usare altri termini perchè è di questo che si tratta, noi abbiamo il serio timore che nel Kerala si stia giocando una partita (politica) che esula dalle reali responsabilità penali dei nostri due connazionali, e siamo convinti che lo stillicidio di notizie che filtrano e giungono in Italia basterebbe da solo a scuotere le coscienze critiche degli addetti ai lavori instradandoli verso un atteggiamento più perentorio di deciso risentimento politico verso il governo indiano a causa di un'azione condotta senza prove apparenti contro militari italiani, in servizio su una nave italiana in acque internazionali. 
[Proprio in questi minuti giunge finalmente di una protesta ufficiale del governo italiano contro il governo indiano.] 
Anche le lumache hanno un cuore.


26 febbraio 2012

Le magliette anti-diossina del Taranto vengono vietate: "Sono di stampo politico!"

La maglietta incriminata
Prima della partita svoltasi ieri pomeriggio tra Taranto e Ternana, le due squadre al vertice del campionato di 1° Divisione Girone A della LegaPro, è accaduto un fatto a dir poco incredibile. I tifosi del Taranto, troppo spesso tacciati d'essere turbolenti e fanatici, hanno dimostrato di amare la propria città a prescindere dai patemi calcistici e di essere dotati di una sensibilità collettiva fuori del comune, tentando di far indossare ai propri beniamini una maglietta su cui campeggiava in primo piano la scritta "respiriAMO Taranto". Sarebbe servito a denunciare l'insostenibile tasso d'inquinamento che attanaglia i cieli e l'aria della città jonica a causa della scriteriata politica industriale degli ultimi quarant'anni e che, come abbiamo già detto in uno dei post precedenti, ha provocato malattie tumorali da fumo soprattutto nei bambini residenti in prossimità degli stabilimenti siderurgici dell'Ilva. 
Ebbene, prima della partita è giunto il "niet" delle autorità, che hanno freddamente considerato l'iniziativa come una esternazione di stampo politico e, per questo, vietata durante le competizioni agonistiche. 
A parte il fatto che, seppure fosse, siamo vivaddio in una democrazia e qualsiasi opinione, non violenta e razzista, deve essere garantita in primis proprio dalle istituzioni, sotto qualsiasi forma si presenti. 
Invece no, in un paese dove le baggianate sono accreditate come autorevolezza ed i nani e le ballerine sono autorizzati ad esibirsi davanti a spettatori indolenti e rassegnati, il grido disperato di una città che non respira più e che vede morire i propri figli soffocati dai fumi velenosi di un'industria che l'ha fagocitata, non viene sentito da nessuno.
Intanto Taranto soffoca.


Proibita la maglia anti-diossina ai tifosi del Taranto.
Da TerniMagazine

Processo Mills prescritto.

Processo Mills prescritto. La sentenza di oggi è chiara: non si può più procedere contro Berlusconi perchè i termini di legge per poterlo fare sono spirati appena una decina di giorni fa. Ovviamente la prescrizione non è assoluzione e ciò va detto ad alta voce; si tratta soltanto di un espediente legale per evitare che la macchina della giustizia del nostro ordinamento statale esploda o si accasci per il sovrappeso; la prescrizione cancella tutto, come sulla lavagna quando arriva il professore della nuova ora. Non si può recriminare su questo poichè è la stessa legge che lo prevede. Il reato di corruzione in atti giudiziari commesso da Berlusconi si è estinto adesso per un motivo ben preciso: la maggioranza parlamentare del partito dell'imputato ha inteso approvare, nell 2005, una legge, la ex Cirielli, che ha tempestivamente abbassato i termini edittali delle pene di alcuni reati strategici, andando ad incidere direttamente anche sul periodo di prescrizione del reato in questione. Legge ad personam? Probabilmente, tant'è che il reato è prescritto e che Berlusconi ha indubbiamente incassato una vittoria che proverà a capitalizzare attraverso il suo esercito di cantastorie. 
Ciò che pare indigeribile però è un altro dato, ossia la dichiarazione degli avvocati dell'imputato, apparentemente molto risentiti,  che hanno annunciato urbi et orbi che ricorreranno in appello contro questa sentenza, a loro dire solo parzialmente a favore del loro assistito, rivendicando l'assoluzione perchè i fatti non sussistono. Un altro degli annunci ad uso e consumo del popolo mediatico, perchè in realtà Longo e Ghedini hanno temuto seriamente che il Tribunale condannasse il loro pagatore e non gli converrà sicuramente di mettere in atto una farsa del genere.
Adesso ci sono altri cinque ostacoli processuali da superare per lui, tra i quali l'ultimo in ordine di tempo, appena iniziato, è conosciuto da tutti come processo Ruby gate. Ma qui il rischio prescrizione è piuttosto lontano, soprattutto per un ultrasettantenne. Si spera di arrivare a sentenza almeno qui, più che altro per accontentare i suoi avvocati ed ottenendo finalmente la giusta soddisfazione del loro cliente, in queste ore profondamente deluso per non essere stato assolto.

Di seguito una serie di collegamenti alla rassegna stampa di oggi sul tema.

23 febbraio 2012

Il respiro di Taranto - Diossina a pieni polmoni




Il cielo è azzurro a Taranto. Sempre, anche quando piove. Dai balconi larghi come terrazze, l’azzurro appare terso e profondo, si confonde col mare, ch’è una tavola spianata. Sempre, anche quando è crespo. A metà del lungo viale costiero, ritmato da verdi e antiche palme, si apre una grande rotonda bianca, come la tolda di una vecchia nave, vuota e spicciola, bordeggiata da forti lampioni di ferro sovrastati ognuno da quattro sfere luminose. Affacciandosi dalla ringhiera o seduti su una delle panchine piatte senza spalliera, ci si convince di essere davanti ad un dipinto. Qui le albe ed i tramonti colorano l’orizzonte con pennellate sfumate, tutto in un gioco di luci che non si dimentica; ma si può anche ascoltare il rumore dell’acqua che timida s’infrange sui bastioni.  I nonni coi nipotini sui pattini la usano da sempre come pista di riciclo e i chioschetti ambulanti spinti a pedali offrono granite e gelati dal sapore antico.
Chi nasce e vive a Taranto porta sempre con sé quel profumo e quel trionfo di riflessi, conosce bene il rumore di quelle onde, cerca in ogni dove lo specchio di queste sensazioni, senza trovarle e disperandosene per tutta la vita, sa bene che la sua città soffre per tanti motivi e si strugge per questo, soffrendo insieme a lei senza via di scampo, si accorge che la sua città non respira più ed egli stesso ansima con grande affanno temendo di morirne.
Chi è nato ed è andato via da Taranto vive un doloroso ricordo ed ogni momento dell’infanzia tarantina, anche nell’emigrante più emancipato, rivive nella sua nostalgia greve ed amorevole.
Ma Taranto sta diventando rossa.
Da anni Taranto sta diventando rossa, perché rossa è la polvere che scende clandestina sulle teste dei bambini e infida s’insinua nelle narici deboli dei vecchi, avvelenando i polmoni di tutti. Quella polvere che precipita come pioggia invisibile, non bagna, però entra nelle case, dalle finestre, dai comignoli e dai portoni. Quella polvere si chiama diossina ed è vento trasparente di metallo, nebbia quotidiana ed insana, ospite indesiderato in una città silente che incassa indolente i duri colpi che le vengono inferti.
E’ difficile stabilire un nesso causale tra le emissioni dell’Ilva e le malattie tumorali sviluppatesi in maniera esponenziale a Taranto, difficile individuare le responsabilità penali. Ma a Taranto è iniziata un’era nuova; sulla scorta probabilmente anche di quanto avvenuto con la storica sentenza “eternit” di Torino, adesso anche la magistratura jonica sta tentando di praticare la strada dell’accertamento epidemiologico. E’ ciò che stanno verificando tre esperti nominati consulenti dal Gip del Tribunale tarantino, che dovranno depositare a breve i risultati del loro lavoro nell’ambito dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura. In tanti sperano che in quelle carte, in quei dati, vi sia la giustizia che tutti ci attendiamo e che rivendicano a piena voce i parenti dei bambini morti per tumore da fumo in quel quartiere Tamburi sviluppatosi per decenni, senza che nessuno mai alzasse un dito per impedirlo, proprio a ridosso dello stabilimento siderurgico diventandone una sorta di appendice dormitorio.
FrederickLAB seguirà questa vicenda e ne pubblicherà puntualmente gli aggiornamenti.
Questo perché speriamo che Taranto ritorni a respirare.
 Qui alcuni links utili a documentarsi sull'argomento.



14 febbraio 2012

No alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020

Foto LAPRESSE
Il Governo ha deciso di non presentare la candidatura alle Olimpiadi del 2020. I cordoni della borsa rimangono stretti anche per ciò che riguarda lo sport. Per Monti è una questione di responsabilità, non si può mettere a rischio ulteriore la tenuta delle tasche degli italiani. 
Adesso parlino i tromboni e soffino forte nel vento delle polemiche, ci aspettiamo di sentire le critiche più o meno corporative di chi avrebbe sfruttato una simile opportunità e quelle di chi si appella al più ferreo rigore economico. 
Intanto Atene brucia.

Condizioni lavoro disumane: Apple apre un'inchiesta

Vorremmo che la notizia diffusa sul web e sui princicpali periodici mondiali non fosse vera. Lo diciamo perchè siamo dei fans sfegatati della mela di Cupertino, di Steve Jobs e del suo spirito geniale. Invece pare che la stessa Apple abbia riconosciuto le sue colpe e che si sia impegnata ad aprire una seria inchiesta interna. Lo speriamo bene!

13 febbraio 2012

Matteo e la polo da matricola.

Il vecchio non tollera di buon grado la novità che sopravviene. E' una questione di egoismo, di diffidenza, d'istinto di sopravvivenza. Si può essere aperti mentalmente, giovanilmente gaudenti, e nonostante ciò insorgerà in noi l'astio contro il giovane che attenti alla pretesa giustezza delle nostre posizioni. La gavetta è una storia vecchia e, soprattutto, una scusa ed un pretesto per respingere quest'attacco letale.
Ora, trasliamo il tutto nella politica e ci accorgeremo che i vecchi partiti soffriranno della presenza dei nuovi, i politici maggiormente navigati tenderanno a sminuire le idee dei giovani imberbi affacciatisi nell'agone politico, li irrideranno tentando di attenuarne l'impatto attrattivo. Fino a quando qualcosa nel dibattito tra partiti e movimenti affiorerà come lava che ribolle; qualcosa di disgregante, atto a rimescolare le carte sul tavolo dove il gioco è sempre stato il medesimo per dieci, venti, trent'anni. Arriva cioè un movimento che non vuole diventare partito, e non si capisce bene se sia antisistema, o se invece aspiri ad integrarsene totalmente, o semplicemente se si tratti di un gruppo di opinione formatosi sull'onda dei nuovi associazionismi del web, in cui ambientalismo, spirito no-global ed impeto di stampo rifkiano verso una nuova civiltà fondata su empatia ed energie rinnovabili, siano un tutt'uno e si mescolino intercettando i gusti dei più giovani.

05 febbraio 2012

Italia, un corpo senz'anima

Formosissima donna, l'Italia calpestata dalle nostre azioni e sommersa dalle chiacchiere non ne puó piú. Chiusa in una tenaglia dolorosissima tra le amene volgaritá dei neo-secessionisti da banchetto e le volgari amenitá dei meridionali pigri e maneggioni, adesso l'Italia come una donna attempata anela a nuovi slanci e si affaccia dal balcone a guardare chi passa.
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"L' Italia é fatta: tra litigi, tasse e scandali, cominciamo a fare gli italiani. Venezia si é concessa, Roma non ancora, mentre il Sud e Torino forse hanno giá cambiato idea" (La Patria, bene o male - C. Fruttero  e M. Gramellini ed. Mondadori 2010).
Interrogarsi sull'esistenza di una nazione dopo centocinquant'anni di unitá politica diventa in questi mesi, in questi giorni, una esigenza che dovrebbe sentire ogni cittadino. Esiste un corpo unico di valori? Oppure c'é solamente un progetto impostato e non compiuto, attualmente sgretolato sotto i colpi inferti da una classe politica inetta? E poi, siamo o non siamo un unico popolo che condivide la stessa storia e la medesima cultura? Oppure l'unitá partorita é figlia della disunitá genetica, cioé tra una Venezia che subito si integra perché vuole liberarsi dal giogo austroungarico ed una Roma che tentenna, vi é il Sud che non vuole, o non sa, esprimersi. Dunque Torino, il Piemonte che ambiva a farsi motore, e che invece si accorge di non essere troppo italico, almeno quanto basta per fare l'Italia. Tre atteggiamenti diversi piú uno addirittura avulso, non empatico (come direbbe Jeremy Rifkin) con quello del resto degli attori. Ci pare sia lo specchio della situazione attuale, in cui il magico incastro non si é ancora realizzato. Cosa non ha funzionato non sta a noi stabilirlo, ci preme soltanto dire in questa sede che nonostante tutto "Noi credevamo".

Sopra le righe: allegoria di un governo appena salpato.

Il governo ha levato le ancore ed il suo equipaggio si è radunato intorno al capitano giurandogli fedeltà. In rada s’intravede una fitta nebbia, bisognerà navigare a vista per un bel po’ e, soprattutto, evitare le insidie che il mare increspato nasconde fra le onde. Il cielo è denso di nembi in cumuli gonfi di pioggia, ma il rosso vermiglio del sole infuocato già lambisce l’orizzonte lontano.Il capitano è ritto sulla tolda e fisso a dritta manovra il difficile timone verso la terra lontana che chiama a sé. La gente che popola quel posto lontano attende con speranza e trepidazione questa nave che piano ma salda s’approssima al porto sicuro. Il popolo sovrano di quel luogo martoriato si augura che torni bonaccia e prepara giacigli per gli ammalati che sbarcheranno, ma ha anche imbandito fiorenti banchetti per gli stremati marinai, e i canti felici che si odono nonostante le onde arrabbiate indicano che quella gente vuole rinascita ed attende col cuore in tumulto che dalla nave coraggiosa sbarchino finalmente doni preziosi e sementi prodighe di nuove colture.

13 novembre 2011

Festa sotto il Quirinale, ma adesso la traversata è difficile.

E' finita, dicono tutti coloro che stamattina si sentono più liberi. Si, forse è finita l'era di Berlusconi, ma il berlusconismo rimane e sarà difficile scrollarcelo dalle spalle per un bel po'.
Adesso viene il meglio, anzi il peggio, perché il nuovo Governo incaricato da Napolitano avrà un solo compito, quello di riequilibrare l'assetto della barca Italia che adesso si trova in balia delle onde, ripiegata su se stessa in preda ai marosi. E non sarà piacevole, supponiamo, per nessuno. Se Governo serio sarà, dovrà insinuare le manone dello Stato nelle tasche semivuote della gente, i nostri risparmi subiranno un ennesimo contraccolpo, saremo costretti a rientrare forzosamente da qualche debituccio, cadremo vittime di qualche tassa di ritorno.
fonte Il Fatto Quotidiano
Ma vivaddio, lo faremo! Perchè da oggi si riaccende una speranza nel popolo italiano, sia in quelli che hanno creduto in Silvio, e sono tanti, Dio se sono tanti! Sia in quelli che lo hanno sempre osteggiato. E' la speranza dei delusi ed è anche la speranza dei ragionevoli, la speranza degli indolenti, e quella degli indifferenti; un vero e proprio risveglio, una svolta di sicuro, dopo la scossa di avvisaglia che s'era avvertita nei primi anni novanta con Tangentopoli e che era stata subito tamponata proprio con la mitica "discesa in campo" di Belusconi. Oggi invece quella scossa viene come fosse un colpo di grazia alla "seconda Repubblica" Oggi inizia la terza Repubblica e sarà un inizio difficile.
Il Governo che sta nascendo dovrà essere a termine, e non vale nulla affermare come abbiamo sentito dire da qualche commentatore ieri sera che un governo a termine non è credibile.
Noi crediamo al contrario che proprio la determinatezza del periodo di questo governo e la sua determinazione nell'eseguire i pochi, ma vitali, compiti che gli saranno assegnati, lo rende forte e, soprattutto, sostenibile da una maggioranza non evidentemente coesa, ma tesa verso l'obiettivo del risanamento e delle prossime elezioni. Perchè, se così non fosse, questa compagine di Monti non riuscirebbe neanche a svoltare l'angolo; non bisogna dimenticare infatti che, lo si voglia o no, il PDL è ancora il detentore del maggiorn numero di voti nel Parlamento, e ciò crediamo conti ancora qualcosa.
Dunque, FrederickLAB è felice delle dimissioni di questo Governo, ha anche messo il tricolore alla finestra, ma dopo ciò la finestra l'ha chiusa ed attende con fiducia che persone competenti guidino la nazione verso un approdo sicuro, la leghino agli ormeggi e poi sbarchi tronfio di risultati per passare la mano ad un altro equipaggio scelto dal popolo sovrano.

12 novembre 2011

Cosa stiamo aspettando?

"E' morto il re, Viva il Re", si diceva tempo fa; sta accadendo anche ora in Italia dove l'era Berlusconi ha ricevuto l'estrema unzione e dove ci si appresta ad accogliere una sorta di Governo di coalizione totale, oppure di salvezza nazionale, o di unità nazionale, od ancora di rimpasto pasticciato.
Come vogliamo chiamarlo? Ci  sarebbero mille altre definizioni per descrivere quello che ci sembra una soluzione comunque posticcia e, bisogna confessarlo e riconoscerlo senza tema di essere tacciati di disfattismo, poco democratica.
Perché le regole democratiche esigerebbero che si andasse a votare, riconsegnando la sovranità al soggetto dove legittimamente risiede, ossia al popolo.
Ma ne avremmo il tempo? Mesi di campagna elettorale in un clima con temperatura da fonderia, ulteriore esasperazione del confronto, se ce ne fosse bisogno, e della dialettica politica, abbrutimento del linguaggio e delle idee, probabilmente anche una piazza tumultuosa; ma nel frattempo l'Italia verrebbe divorata dai mercati, il suo debito pubblico diventerebbe assolutamente incontrollabile e lo spread (che parola diabolica!) galopperebbe rendendosi indomabile. Ma, soprattutto, andremmo a votare con la pessima legge elettorale attuale, limitandoci a scegliere ancora una volta una sola persona, l'uomo della provvidenza a cui affidarci e lasciando ancora nelle mani dell'establishment la scelta di tutti gli altri parlamentari.
No!
Noi tutto questo non lo vogliamo, preferiamo invece "turarci il naso" e prenderci spassionatamente questo cambio di governo, questa che funziona come una vera e propria purga dal berlusconismo degli ultimi vent'anni. Preferiamo così ingerire una pillola amara adesso, che ricorrere invece all'intervento chirurgico dopo. Quindi diciamo sì al Governo Monti, se Monti sarà, e ci attendiamo un aiuto disinteressato da tutte quelle forze politiche che hanno lottato contro la cricca dei Berlusconini.
Ci aspettiamo dunque un Governo che abbia un termine perentorio e definito, con una breve lista delle cose da fare, quelle più urgenti, forse anche quelle più amare, che spalmi il grande sacrificio che necessita su tutte le categorie sociali, prendendo da chi ha, il più, e da chi non ha, il meno. Ma che un aiuto venga da tutti!
FrederickLAB non è portavoce di nessun partito, non appartiene a nessun movimento, avendo soltanto alcuni punti fermi, dei principi basilari da cui non si schioderebbe neanche sotto tortura.
Quindi a volte capita che condivida le idee di qualcun altro ed abbia l'onestà intellettuale di dirlo e di divulgarne il pensiero, riconoscendo la bontà del suo approccio.
Ecco, questo per dire che FrederickLAB  si trova in sintonia con quanto letto oggi sul sito di Beppe Grillo, col quale non si è spesso trovato d'accordo; ci sembra una posizione la sua molto responsabile e, soprattutto, realistica.
Vorremmo che il nuovo Presidente del Consiglio prenda veramente in seria considerazione ciò che Beppe Grillo gli propone.

FINALMENTE

ANDATO!
Un sospiro di sollievo da mezz'Italia....e oltre.

30 agosto 2011

Riflessioni improvvise sul ritorno dal viaggio

Dopo ogni viaggio c’è sempre un ritorno, anche se non vorremmo mai ritornare nello stesso posto; eppure il percorso che abbiamo battuto ci conduce sempre là da dove siamo partiti. Non è l’eterno ritorno, ma semplicemente un ripassare e soffermarsi in un punto che conosciamo bene e che eravamo sicuri di non dover mai più rivedere. Questo perché tutto è circolare, la vita, il nostro pianeta, i nostri pensieri, e dunque anche i nostri viaggi; è impensabile non dover mai far ritorno. Siamo abbastanza presuntuosi da credere che ogni momento, ogni attimo non si riproducano più, invece è come se facessimo sempre le medesime cose, negli stessi luoghi, a volte capita di doverle fare anche negli stessi momenti; solo che sono momenti che non ricordiamo e dunque si ripropongono a noi come sempre differenti. Si potrebbe anche impazzire a tentare di comprendere un simile meccanismo. Ma siccome abbiamo delle menti in qualche modo limitate, questo stesso limite ci impedisce di andare a cercare le ragioni di qualcosa che semplicemente è per noi inspiegabile. Un giorno forse varcheremo questo limite ed allora sarà l’impazzimento, oppure sarà qualcos’altro che non riusciamo ancora ad immaginare.

08 agosto 2011

Riflessioni improvvise sul viaggio

Il viaggio parte da qui e arriva in un posto che non si può dire. Non perchè sia segreto ma perchè semplicemente ancora non esiste. Il viaggio è una linea che scorre e non si ferma, perchè viaggiare è più che vivere. Chi viaggia si sente immortale e invero lo è, non ci sono significati, non ci sono sensi occulti, semplicemente si procede scegliendo luoghi a caso e fermandosi quando piace o quando serve; ma quel che è peggio, non si arriva mai. O meglio, non si giunge mai fino in fondo. Perchè fondo non c'è, quando si crede d'esser arrivati, si devia verso un altro luogo, o si torna indietro, senza accorgersene. Perchè il viaggio in realtà è fine a se stesso: si viaggia perchè è lo stesso movimento del corpo e delle cose che lo richiede.
Insomma, non si può rimanere fermi, perchè sarebbe la fine del viaggio, la morte.
Ieri ci siamo messi in viaggio e ci sembra di essere arrivati, in effetti non lo siamo perchè il luogo di arrivo non ci soddisfa già e vogliamo ripartire, magari lasciandoci trasportare da qualcosa o da qualcuno in cui confidiamo.
Abbiamo visto lungo il percorso persone e cose fisse nei posti dove le vedevamo mentre passavamo. Ce le siamo lasciate dietro come vita alle spalle ed abbiamo continuato a viaggiare, superando e superati da altri, mangiando bocconi di tempo e desiderando di arrivare.
Poi siamo arrivati, abbracciando altra gente e subito affrancandocene come fossimo dei fuggitivi.

05 agosto 2011

Il senso dello Stato: un'ordinaria straordinarietà.

Negli Stati Uniti è stato raggiunto l'accordo tra Democratici e Repubblicani per contrastare il rischio di "default", cioè di corto circuito dell'economia, di bancarotta. La battaglia tra le due anime del Congresso è tuttora aspra come si conviene in un sano dibattito politico, nel quale evidentemente gli interessi particolari devono farsi da parte, tra chi propugna una politica di maggiori tagli alla spesa e chi invece guarda con favore a sgravi fiscali più incisivi e maggiormente equi. La scadenza era quella dell'1 agosto 2011, l'accordo arriva in extremis un giorno prima, dopo un tremendo scontro politico, ma mai a livello istituzionale.
Ma noi qui non vogliamo parlare del merito dell'accordo, ché non saremmo abbastanza competenti per farlo; basti sapere che è giunto nel momento più opportuno prima che fosse troppo tardi per minare irrimediabilmente la fiducia degli investitori ed innescare così un processo d'involuzione su vasta scala e con notevoli ripercussioni sulle economie di tutto il mondo globalizzato.
Potremmo adattare l'insegnamento di Benedetto Croce, peraltro difficilmente ascrivibile nel novero dei pensatori attestati contro il libero mercato, quando scrisse che:
un'età storica non si qualifica e giudica accumulando aneddoti, ma unicamente cercando e considerando se ebbe un ideale morale che irraggiasse e governasse gli animi di coloro che nelle società umane sono capaci di ideali: capaci di amare qualcosa che stia al di spora del benessere della propria persona e delle altrui a cui essa è legata, figli , donne, amici; al di sopra dell' "amore naturale" o "sensuale" (come un tempo si soleva chiamarlo dagli uomini religiosi). La mia filosofia Adelphi 1993, pag. 27
Gli americani, dietro la spinta quasi melodrammatica, ma autorevole, del Presidente Obama, si sono guardati in faccia come fecero negli anni trenta dopo il crack di Wall Street, come fecero entrando in guerra nel 1941, mettendo da parte le divisioni, o forse meglio, accantonandole provvisoriamente per fronteggiare un ostacolo comune. E' la solita retorica americana, si potrebbe dire, ma sia pure! Ben venga la retorica quando serve a scavalcare un fosso per il bene dell'intero sistema. E detto da noi, che non risparmiamo di certo le giuste critiche agli Usa soprattutto in tema di politica internazionale, un'osservazione del genere non deve per questo destare sospetti di sorta.
In Italia non basta neanche la retorica, eppure noi figli di Cicerone dovremmo essere maestri di una simile arte. E invece non lo siamo, o non vogliamo esserlo, perchè adusi allo scontro frontale fra gli individui, perchè intenti a saltare a pié pari in quel fosso, sperando di trovare abbastanza fango per sguazzarci. Purtroppo sta per finire anche il fango ed il mito degli italiani che sanno sollevarsi solo quando sommersi, si sta annacquando progressivamente. A noi basterebbe l'ordinarietà di uomini di Stato che si rimboccano le maniche per risolvere i problemi delle istituzioni e del tessuto sociale che esse rappresentano; non vogliamo più eroi e resistenti, vogliamo solo ordinari servitori della sovranità popolare, non più salvatori di patria dell'ultim'ora, ma solidi e disinteressati conducenti di democrazia. Ci piacerebbero l'autorevolezza nel dire e la morigeratezza nel fare. In fondo cosa chiediamo di straordinario? Niente, soltanto ordinaria straordinarietà!

Una storia di paladini - 6 agosto 1985 Ninni Cassarà e Roberto Antiochia

16562_image_3Un uomo con i baffi, ben vestito, alto e magro, sta tornando a casa dopo una giornata di lavoro.Non è una giornata qualsiasi, le sue non sono mai giornate qualsiasi; sa bene che deve guardarsi le spalle perché l’hanno minacciato di morte. I mafiosi in realtà non minacciano mai direttamente; loro alludono, insinuano, ogni messaggio è trasversale e quando decidono di uccidere uno come l’uomo con i baffi, ben vestito, alto e magro, ammazzano prima un suo amico fraterno nel momento in cui è maggiormente indifeso, di ritorno da una gita in barca con la sua fidanzata che dovrà ben presto sposare, di notte mentre è inerme e rilassato. Perché se lo avessero prima avvisato quel suo amico, egli si sarebbe preparato a difendersi; ma allora che senso avrebbe avuto il messaggio all’uomo con i baffi? L’ammazzamento dell’amico ha un senso, che è quello del messaggio all’uomo con i baffi. Il quale ha capito, perché non è stupido, sa che deve prepararsi ed allora sistema tutto quello che deve sistemare, delega importanti compiti ai suoi collaboratori, testimonia in un processo per agevolare i giudici nell’analisi dei fatti che porteranno anche alla sua morte e cerca di preparare la sua famiglia, una giovane moglie ed una bimba appena in fasce, alla sua assenza. Ma la moglie non capisce, o meglio non vuole accettare quello che sembra il destino del marito; ed allora cerca di convincerlo a mollare tutto, a chiedere un trasferimento, ma lui non ne vuole sapere perché l’uomo con i baffi, ben vestito, alto e magro, crede di essere un paladino; e si sa, se anche i paladini indietreggiassero….! Quindi prosegue nel suo lavoro, che è tanto appassionante quanto crudele e irriconoscente; allora, con i suoi uomini, analizza, ragiona, incrocia dati, riceve confidenze, comunica con altri matti che lavorano nel Palazzo di Giustizia e che credono, come lui, di essere dei paladini. Imbastisce così una fitta trama di informazioni, decine, centinaia e offre lo spunto per collegarle tutte insieme: nomi, luoghi, numeri di telefono, fatti. Questo è il dono che lascia in eredità agli altri che dovranno continuare a fare ciò che lui ha iniziato.

Adesso è pronto, può andare incontro alla morte, si aggiusta la cravatta, saluta gli amici, i colleghi che non comprendono sulle prime quello che pare un commiato e si avvia, accompagnato da quel giovane che pur di stare con lui ha deciso di tornare a Palermo.
L’autista accende l’alfetta di servizio, l’uomo con i baffi sale in macchina con il giovane che vuole proteggerlo ed insieme vanno verso la fine; l’auto si ferma vicino al portone della casa dell’uomo con i baffi, che scende. Vede la moglie che lo aspetta alla finestra e la saluta, e saluta la sua bimba che è in braccio alla donna. Quindi prende le chiavi del portone, lo apre ed entra nell’androne salutando il giovane che però vorrebbe seguirlo fin sulle scale; il destino non esiste perché i due uomini hanno fatto una scelta ponderata, quella di vivere, fare un lavoro che pochi avrebbero fatto come loro, e poi di morire. Infatti è quello che accade, due uomini li stanno aspettando nascosti da non tanto tempo, perché qualcun altro li ha avvisati dell’arrivo dell’uomo con i baffi e del giovane; e sono armati, e sanno sparare bene, mentre l’uomo con i baffi non è un grande tiratore, lui sa usare bene il cervello. Una fiammata dall’alto ed è il primo proiettile che viaggia fendendo l’aria rarefatta con un sibilo tetro, che il giovane che accompagna l’uomo con i baffi conosce bene perché lui si che sa usare la pistola; ma non fa in tempo perché il proiettile buca il suo corpo a tradimento e muore subito. L’uomo con i baffi fa in tempo a fare qualche passo, si dirige correndo verso le scale, ma non c’è tempo perché altri centonovantanove proiettili stanno fendendo l’aria rarefatta e lo raggiungono senza ritegno. I due uomini nascosti sono soddisfatti adesso e possono andare. Dal piano di sopra scende la moglie dell’uomo con i baffi e si china sul suo amore che è riverso sugli scalini a faccia all'ingiù, sedendosi per terra accanto a lui e pensando in un attimo a tutto ciò che avrebbero voluto ancora fare insieme e non potranno mai.
Palermo via Croce Rossa nr. 81, 6 agosto 1985.