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27 dicembre 2022

Per una ciocca di capelli

Il movimento femminile di protesta che si sta sviluppando in Iran proprio in queste settimane non deve farci pensare soltanto ad un'esigenza di liberazione e di emancipazione della donna dalle catene di una religione patriarcale. Una gran parte di quelle donne che stanno coraggiosamente manifestando per le strade di Teheran è convintamente di fede musulmana; ciò che queste fantesse di libertà recriminano a pena di dolori, di perdite e della loro stessa vita, è una ricollocazione dei diritti all'interno della società islamica perché, come scrisse Condorcet nel 1790 nel suo Sur l'admission des femmes au droit de cité, le donne sono esse stesse simbolo di ineguaglianza tra gli esseri umani.

La condizione secolare di svantaggio sociale dovuta ad una presa di potere del maschio dissimulata in varie forme di tirannide di genere, spinge le donne a farsi simbolo di lotta per la libertà, comunicando attraverso messaggi di rottura che costano sangue amaro ma che sortiscono anche effetti destabilizzanti ed antisistemici. Negli ultimi cento anni la donna ha saputo inviare messaggi che non sono stati di semplice protesta, ma che hanno invece insinuato i germi di conquiste sociali prima considerate inarrivabili; e lo ha fatto servendosi di linguaggi sempre adattivi e malleabili alla contemporaneità.

Il cinema ad esempio si è fatto strumento più volte di protesta e di riscatto femminile, pensiamo ad esempio alla scena finale de La ciociara, una delle più struggenti e significative del neorealismo, in cui Cesira urla di rabbia e scaglia un sasso contro chi finge di non credere al racconto dello stupro subito dalla figlia. Una madre, ma soprattutto una donna dal coraggio smisurato che lotta contro gli abusi e le aberrazioni della guerra e che denuncia in questo caso l'orribile supremazia del corpo maschile su quello femminile.Quello che è accaduto in Iran a Mahasa Amini, colpevole di aver mostrato in pubblico un po' di capelli fuoriusciti dal velo, non è un castigo nei confronti di una ragazza che anelava alla libertà di essere donna, ma un colpo assestato alla struttura vetero confessionale dell'Iran, paese in cui l'Islam si è fatto Stato padrone rimanendo fermo negli anni come un macigno dogmatico e colpendo col terrore ogni sano impeto di cambiamento.

Mahasa Amini non è morta per un attacco cardiaco, come il governo iraniano ha impunemente voluto far credere, ma perchè massacrata dalla polizia morale di uno stato dove la moralità è decisa per partito preso. 

Mahasa Amini morendo è diventata il simbolo dell'ennesima lotta dove le uniche armi della donna sono quelle della dignità e del dolore tramite le quali l'esposizione della sofferenza rivela un ardito sentimento di emancipazione, un desiderio irrefrenabile di liberazione dai vincoli del corpo e di obbedienza al proprio marito o padre che sia. 

Quella sofferenza e quella dignità che le fanno urlare a squarciagola, proprio come Cesira, che tagliandosi una ciocca di capelli forse si può anche cambiare il mondo.