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02 agosto 2023

Elliot, oggi ti parlerò di Andrea, un esploratore della verità. - Epistola n. 5

Andrea Purgatori, uno dei migliori giornalisti d'inchiesta esistiti in Italia
img da Flickr
Caro Elliot, oggi vorrei parlarti di una persona che ha dimostrato come si dedica la propria vita alla ricerca della verità. Non a caso oggi, il giorno in cui quella maledetta bomba proiettò migliaia di frammenti mortali facendoli entrare come missili appuntiti dentro corpi innocenti che volevano soltanto continuare a vivere le loro vite fatte di normalità, di affetti, di semplice esistenza. Alcune menti disturbate decisero che quei corpi dovessero essere privati in un solo tragico e surreale istante del loro umano destino.
Da allora questa persona volle opporsi con tutte le sue forze all'oblio forzato e alla passiva accettazione delle pillole indorate e propinate ad uso e consumo della storia. Lui non riusciva proprio a starsene zitto e buono, tutti quei corpi erano il suo corpo e sentì anche i frammenti di quella bomba penetrare nelle sue membra, ne avvertì il dolore e credette perfino di esser morto come gli tutti gli altri. Comprese che da quel giorno morimmo un po' tutti e quindi iniziò a lottare strenuamente contro tutti gli insabbiatori, mistificatori, deviatori, depistatori, raccontatori di menzogna, corruttori, fabbricatori di muri di gomma, investigatori del falso, calunniatori del vero, strumentalizzatori, assassini di esseri umani, ammazzatori di ideali, traditori, elettori in malafede, narratori prezzolati, bombaroli secretati e politici acquistati. Lo fece senza aver paura, anzi no, la paura si fece sua compagna ma lo spronò a continuare perché voleva giustizia. Sai amico mio, la giustizia non è un'opinione; è tremendamente monotona e non cambia mai. Quindi fu facile per lui fissare l'obiettivo di perseguirla, perché lui era dannatamente elementare nei suoi ragionamenti e grazie a questo suo atteggiamento da bimbo curioso s'incaponì fino ad aprire una, due, tre, quattro crepe e quel muro di gomma prese improvvisamente a deteriorarsi. Oggi sappiamo grazie a lui che quella strage fu un eccidio e basta, senza se e senza ma, finalizzato fin dal principio ad alimentare le pulsioni fasciste di una nazione con la memoria malata. Come le Fosse Ardeatine, come S. Anna di Stazzema, come Marzabotto, come Portella della Ginestra, come Milano, anche Bologna si aggiunse all'elenco dei crimini commessi in nome dei principi dell'autoritarismo e della prevaricazione dell'uomo sull'altro uomo. Adesso Andrea non c'è più neanche lui sul serio ed ovviamente ha lasciato un vuoto immenso nella schiera di coloro che  cercano con fatica immane lo stesso tesoro, ma il patrimonio che ha lasciato è altrettanto grande e non va assolutamente perduto. Ed è per questo che ti scrivo, Elliot: non è che dalle tue parti conosci qualcuno che possa raccogliere il fardello di Andrea e continuare a combattere la sua battaglia? Perché io qui non ne vedo ancora nessuno.

01 aprile 2020

Epistola nr. 2 - Lettera ad un amico ai tempi del Corona-virus.

Magritte - Il maestro di scuola -1955 (da sitosophia.org)
Mio caro amico Elliot, ti scrivo da un posto molto lontano e non so quando potrò rifarlo. Le giornate quaggiù passano lentamente, in una routine che sta diventando maledettamente noiosa. Probabilmente non riesco a renderti l'idea di ciò che stiamo vivendo noi tutti, è una situazione nuova; non c'è gente in giro, non ci sono macchine, niente rumori, siamo come sospesi e ci affanniamo ognuno a respirare limitandoci ad una ideale porzione di aria, come se non ce ne fosse abbastanza per tutti. Camminiamo per le strade, solo quei pochi che possono permettersi di uscire, quasi nascondendoci, appiattendoci ai muri per non dare troppo nell'occhio e sgusciando intorno agli angoli come bisce silenziose. Quando ci capita d'incrociare qualcun altro, facciamo di tutto per allontanarcene percorrendo vie traverse, ma allo stesso tempo volgiamo timidamente il nostro sguardo verso di lui, dapprima vergognandoci del gesto, poi con un'occhiata di commiserazione pretendendo anche la sua indulgenza.  Ognuno di noi è convinto di poter riuscire a proteggersi dal contagio del virus, e come se professasse la propria innocenza davanti ad un tribunale, procede convinto che i colpevoli siano tutti gli altri. In realtà è talmente labile la linea di confine del contagio che siamo tutti probabilmente già ammalati senza saperlo, restando appesi al filo della casualità che sceglie chi possa continuare a star bene, chi debba patire le sofferenze della malattia, chi invece sia destinato a morire. E' diventato arduo perfino comprare il cibo, bisogna affrontare ore di coda per entrare nei negozi , distanziandosi gli uni dagli altri. Fino a poco tempo fa avremmo detto: "come gli appestati". Ecco amico mio, mi sento tanto impotente dinanzi a tutto questo, mi pare che una saetta abbia colpito il mondo intero squarciando le vite dei suoi abitanti, E, tu che puoi farlo, perché non mi descrivi cosa riesci ad osservare dal tuo ritiro? Sai, sono spuntate bandiere nazionali dappertutto, la gente si affaccia dai balconi ad un'ora prestabilita e si mette a cantare, come se volesse lanciare un'invocazione di aiuto al mondo intero. Non so chi abbia detto ultimamente che non si può vivere da soli, perché in questo momento difficile vogliamo in effetti condividere con gli altri un dolore sconosciuto che abbiamo dentro, quasi a ripartirlo in miriadi porzioni e sperando che si diradi gradualmente come polvere nel mondo. E invece non è così, perché il dolore c'è, e persiste nelle nostre coscienze, non vuole andarsene e ci ha reso consapevoli della materia cruda di cui siamo fatti e della volatilità delle nostre esistenze. T'immagino mentre leggi queste mie parole che ti parranno stridenti con la mia solita impostazione materialista, t'immagino mentre sorridi e ripensi a quando mi definivi "un relativista impenitente". Ma lo sono ancora amico mio, tuttavia devo riconoscere che quando accadono certi avvenimenti che investono l'umanità senza troppe distinzioni sociali ed economiche, l'uomo è portato naturalmente a riflettere sul senso di ogni cosa e ciò evidentemente sta capitando anche ad un pragmatico come me. E' stato detto che è la verità ciò che ci unisce e credo di essere d'accordo perché è l'unica a non tradire mai. Credo che questi giorni surreali ci stiano insegnando a rallentare l'andatura ecome recita il titolo di un romanzo sentimentale che ho letto da poco (si, proprio così, sentimentale, sto invecchiando anch'io), portando a sperimentare la precarietà del mondo sempre più da vicino. Alla fine di tutto questa specie di test ci avrà cambiato irreversibilmente, facendoci diventare degli uomini nuovi. In una delle prossime lettere magari ti spiego la mia idea di uomo nuovo e di vita possibile, argomenti di cui tu adesso potresti svelarmi i segreti; non vedo l'ora di conoscere il tuo pensiero. Ma ora non voglio più annoiarti, so che hai da sbrigare delle faccende impellenti, ma ti prometto che presto ci risentiremo in qualche maniera, e poi comunque non ti ho scritto questa lettera per allarmarti caro Elliot, ma solo per informarti di quello che sta succedendo dalle mie parti da un mese a questa parte. Così almeno non potrai burlarti di me quando mi vedrai più torvo ed accigliato del solito in qualche immagine pescata chissà come e chissà dove in un angolo remoto dell'etere.