22 febbraio 2013

Leader d'Italia

“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. 
www.toonpool.com/

Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuol rappresentare."
Elsa Morante  
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini.

Riprendiamo volentieri le parole che Elsa Morante scrisse, anche se probabilmente sono state simpaticamente reinterpretate da qualcuno, a proposito di Benito Mussolini. Comunque esse offrono un ottimo spunto per riflettere.

21 febbraio 2013

Scuse accettate.

Se anche gli ex-neo-post fascisti chiedono scusa per le marchiane baggianate commesse da qualche militante spiritosamente razzista; se anche il "celodurismo" deve arretrare rispetto alle fandonie omofobe di uno spot che di pubblicità ne ha fatta poca, ma che di rumore (molesto) ne ha fatto molto; se perfino Crosetto e Meloni devono ammettere di essere andati oltre, perlomeno nella scelta di qualche collaboratore nefasto. Beh, allora bisogna concedergli perlomeno l'onore delle armi e fare "chapeau"!

06 febbraio 2013

Momenti di comicità o drammatico delirio?

A Ballarò Mister B. offre un grandissimo momento di teatro d'avanspettacolo.


Berlusconi (d'ora in avanti Mister B., per comodità di comprensione).
Mister B.: " Sono stato "a forza richiamato" (n.d.r. da chi?)
"Le cose più importanti si possono fare da Ministro dell'Economia e dello Sviluppo perchè il premier non ha potere."
"Il premier non ha ruolo, o se lo prende lui con la sua personalità" -
Floris: "Ah, allora è per questo che lei lo lascia ad Alfano?"
Mister B.: "La Germania è germanocentrica."
Mister B.: "I PM sono di sinistra"
Mister B.: "Ci sono in giro tanti clowns che io non assumerei mai nelle mie aziende."
Floris: "Magari loro lo prendono come un favore! Ma scusi, come farà a finanziare la restituzione dell'IMU sulla prima casa?
Mister B.: Con un accordo che ho fatto con la Confederazione Svizzera sulla tassazione dei capitali italiani in quel paese.
Floris: Beh, allora è fatta, quindi si potrà partire subito.
Mister B.: (incalzato) Beh....in realtà l'accordo ancora non è fatto completamente....ma io sono sicuro che il governo di Berna è "lieto" che il governo italiano si comporterà in tal senso. Lo avremmo fatto prima, ma Tremonti (n.d.r. che, in caso di vittoria, tornerà ad essere suo alleato) era contrario.
Floris: " E nel frattempo?"
Mister B: "Nel frattempo prenderemo i soldi dall'extragettito (n.d.r. l'IMU sulle seconde e terze case) e dalla Cassa Depositi  e Prestiti (n.d.r. dunque lo Stato s'indebiterà ulteriormente, e lo farà con i nostri soldi)
FrederickLAB: Ma se anche fosse vero ciò che dice Mister B., ci vorrebbero mesi perchè un simile accordo venga ratificato dal Parlamento e quindi i capitali da tassare per finanziarlo avrebbero tutto il tempo per fuggire a Singapore o a Dubai.
Mister B.: Aboliremo subito il finanziamemento pubblico ai partiti. (n.d.r. neanche 1 miliardo di taglio)
Mister B.: Mi applaudono perchè sono irresistibile!
Floris: "No....il contratto con gli italiani nooooo!" A proposito perchè in tanti suoi deputati e senatori, o alleati, l'hanno poi tradita?"
Mister B.: "Lei crede che su cento persone ci siano cento santi?"
Floris: "Dipende da dove uno li prende!"
GRANDE FINALE
Mister B.: Io sono considerato "il migliore imprenditore del dopoguerra"!
Floris: "Da chi?"
Mister B.: Beh....ehm...da tutti!!!!"





04 gennaio 2013

E' tornata la vecchia balena bianca.

Beh, se qualcuno nutriva dubbi, la somiglianza tra i simboli parla chiaro. Soprattutto quella banda tricolore che sembra quella di una pubblicità delle ferrovie, oppure la scelta del colore azzurro che colloca chiaramente Monti nel centro destra, sempre che i colori o le ideologie abbiano più il senso di una volta. 
Niente paura, è soltanto la vecchia balena bianca che è tornata a divorare gli avanzi di un pranzo durato vent'anni.

03 gennaio 2013

Blocco totale: "si vota!"

Si è capito ormai che il famigerato "porcellum" è stato digerito e metabolizzato da tutti: benpensanti, perbenisti, guerriglieri dell'antipolitica e neofiti concorrenti dimissionari o dimissionati.
Va anche detto che, grazie a questo appellativo falsamente dispregiativo e contrariamente alla sua originaria valenza negativa, pian piano si è formata intorno alla deprecata attuale legge elettorale una sorta di aura ironica che si è tramutata in un vero e proprio rimorchio psicologico. Finezze giornalistiche? Oppure fredde e calcolate strategie d'imbonitura dell'elettorato?
Ai posteri l'ardua sentenza; a noi invece adesso tocca la vergogna dei listoni e dei listini propinati come un delizioso dessert.

25 novembre 2012

Primarie, una storia inutile.

Ci stiamo entusiasmando per le primarie, questo oggetto misterioso che scimmiottiamo con decenni di ritardo dai sistemi anglosassoni. 
Ma non è tutto inutile se poi si va a votare con il mitico-bestiale "porcellum"?


19 novembre 2012

È demagogico tagliare le spese militari?


Il problema è che tale strategia non sembra più sostenibile sul piano sociale. Tempo fa abbiamo sostenuto che per racimolare risorse sarebbe opportuno tagliare qualche F-35, per cominciare. La proposta può sembrare demagogica, al pari delle richieste di tagliare i “costi della politica”, dato che gli importi sono risibili rispetto alle necessità dello Stato e alle cifre che si possono raccogliere tartassando i cittadini più deboli e facilmente tracciabili.
Ma non si tratta di demagogia. Come spiega Joseph Stiglitz (uno dei più autorevoli studiosi di economia pubblica, vincitore del premio nobel per l’economia nel 2001), nelle democrazie il pagamento delle tasse si basa sulla diffusione di uno spirito di fiducia e cooperazione, prima ancora che sui meccanismi di controllo e di sanzione approntati dallo Stato. Un sistema tributario percepito come iniquo distrugge fiducia e coesione sociale. Che sono le due risorse di cui più abbiamo bisogno, per affrontare lo sforzo collettivo che ci è richiesto in questa fase di crisi. (FABIO SABATINI – Non si esce dalla crisi distruggendo la coesione sociale). 


Se iniziassimo a ragionare in termini di politica economica praticata e non soltanto argomentata accademicamente e poi indirizzata impietosamente a scapito delle fasce sociali meno abbienti, spacciando i provvedimenti adottati come l'unica risorsa rimasta prima del baratro, allora basterebbe anche acquistare un solo F35 in meno per ridare fiato e forza a quello spirito di fiducia di cui i cittadini hanno disperatamente bisogno.

18 novembre 2012

Fascismo e dintorni.

È possibile scrivere ancora dopo Auschwitz?”, Adorno ha optato giustamente di scrivere su Auschwitz. Mi riferisco soprattutto a un grande scrittore italiano, Primo Levi, e alla sua grande e dolorosa prova: guardare con occhi lucidi l’epoca in cui viviamo, testimoniare, usare la letteratura come memoria, una memoria che perduri ostinatamente, una memoria lunga che si opponga alla memoria breve dei mezzi di comunicazione di massa che caratterizzano l’epoca in cui viviamo. (Da "Il mio tram" di Antonio Tabucchi)
L'Italia soffre ancora di un pericoloso reflusso gastrico di tipo fascista.

16 novembre 2012

Parole sante o sante parole?


Il peccato più praticato da queste parti è l'omissione. (Enzo Biagi)

Cosa è il lavoro? Il contrario del privilegio. (Stefano Rodotà)

Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini. (Giovanni Falcone)




10 novembre 2012

Un Paese alla memoria



Ormai siamo il Paese dei corvi, quello delle gallinelle, degli anonimi delatori e dei sepolcri imbiancati. Insomma, un Paese alla memoria.

27 ottobre 2012

Platone, Socrate, Aristotele e Berluscones

Monarchia, Oligarchia, Democrazia ed oggi anche "Magistratocrazia".
Silvio docet.
Gli italiani sono spaventati dai blitz della Guardia di Finanza in Costa Smeralda ed a Cortina d'Ampezzo.
Pillole da un delirio.

17 ottobre 2012

Taranto non è solo diossina. Un pensiero.

Tornando a Taranto in una sera d'agosto, si scivola sulla china di sud-est verso le colline della valle d'Itria. Il Mar Piccolo si apre come un'ostrica con le insenature come bordi e le mille lucine come zampilli di mare. Giunti a Capo San Vito si vede la città, adagiata dormiente su di un letto di scogli e, di sera, non si odono rumori di vita, né si scorgono movimenti sul litorale, non altro che un naturale prolungamento del fondale. Solo pacata indolenza, uno schiaffo sul volto di chi s'affaccia da un simile belvedere, trasportata però dallo stormire di una lieve brezza profumata.

19 settembre 2012

La "trattativa" permanente.

foto da nexocorporation.com
L'Italia è il "Bel Paese", non c'è dubbio; e dietro questa locuzione apparentemente benevola si celano mille anditi oscuri. L'Italia è quella che conosciamo, quella che facciamo noi stessi, tra lampi di genio e cadute fallimentari. Ma soprattutto, l'Italia è il posto della creatività: artistica, letteraria, finanziaria e adesso anche giuridica. E Taranto è un'avanguardia sul proscenio della creatività; è ormai la città del crimine mediatico per antonomasia (il caso Scazzi su tutti); è la città delle polveri dell'acciaieria più grande d'Europa, l'Ilva e, di conseguenza, quella del più elevato numero di morti tumorali dovute ad inquinamento provocato da un'industria. Ma da qualche giorno Taranto è pure la città dove un provvedimento dell'Autorità Giudiziaria, che altrove e verso altri soggetti sarebbe immediamente esecutivo, non viene ottemperato dal destinatario mediante il ricorso ad una forma di artato rallentamento della procedura di applicazione delle prescrizioni imposte che non trova eguali almeno nella storia dei procedimenti penali degli ultimi trent'anni. Si può patteggiare sulla pena (art. 444 c.p.p.) quando l'imputato chiede al Pubblico Ministero di concordare una sanzione più vantaggiosa in cambio di un sensibile accorciamento del processo, con notevole risparmio di tempo e di soldi per l'erario. Ma che il soggetto indagato, in questo caso l'Ilva, si arroghi il diritto di trattare con la Procura della Repubblica che l'ha già colpita con una misura coercitiva (il sequestro degli impianti), come se si trovasse al mercato delle pulci, no, questo non l'avevamo mai visto! Sappiamo soltanto che se un cittadino qualunque venisse colpito da un provvedimento di sequestro di un suo bene, dovrebbe immediatamente rinunciare al suo "uso", almeno fin quando non intervenisse un ulteriore e successivo atto di dissequestro. 
Ma, si sa, l'Italia è il paese della creatività e, adesso, anche della trattativa permanente.

30 agosto 2012

Stasera a PIAZZAPULITA su LA7 Taranto ed il Sulcis in diretta

In questo paese di dormienti e di addormentati, di finti tonti e d'imbonitori prezzolati, di televisioni in stato da estiva ipnosi inebetente, ecco finalmente che qualcuno si accorge dei drammi sociali che si sono sviluppati quest'estate in Italia, a Taranto ed ultimamente in Sardegna. Stasera su La7 riprende la programmazione di PIAZZAPULITA di Corrado Formigli, che si occuperà con due interessanti dirette live della questione dell'Ilva e dei minatori del Sulcis asserragliati a quasi quattrocento metri di profondità nel sottosuolo.


Tema comune: Lavoro, ambiente e sopravvivenza in un'Italia soffocata dallo spread.
FrederickLAB Notes questa sera guarderà questa puntata.


17 agosto 2012

Taranto e l'Ilva ad un bivio.

Non e' perche' FrederickLAB Notes stia diventando monotematico, ma crediamo che la questione dell'Ilva di Taranto rappresenti molto di piu' di una storia da gossippari di mezz'estate; infinitamente ed incomparabilmente di piu' di vicenda da voyeur da sedia a sdraio o di un giallo da risolvere sotto l'ombrellone. Il teatrino che sta andando in scena in queste ore, in questi minuti, e' degno della commedia degli errori, a voler essere buoni; le mille voci che si stanno levando in proposito ed in tutte le direzioni (che sono mille, nella migliore tradizione della atavica disunita' nazionale) s'intrecciano e s'intersecano, collidono e stridono fra di loro emettendo rumori inconsulti e, soprattutto, confusionari. E' questo quello che si vuole? Dire, urlare al vento una molteplicita' di idee e di soluzioni, ma tutto sommato non dire nulle e rimescolare le carte all'infinito? I mass media sono attori principali in questo giochetto che tende a ribaltare ed a rimestare nel torbido, a travestire la verita'. Su "Il Giornale" di stamane un articolo in bella mostra afferma che i dati delle perizie sugli effetti cancerogeni delle polveri inquinanti dell'Ilva di Taranto sono sbagliati, o quantomeno travisati per il semplice motivo che a Taranto non esiste un registro dei tumori. Verrebbe da rispondere con una frase ad effetto:"grazie al....!", basterebbe interrogarsi sul perche' di tale mancanza. Forse che qualcuno in questi decenni ha impedito proditoriamente la creazione di un simile archivio? Intanto questa a Taranto sara' una giornata campale, come non se ne sono viste mai; la citta' adesso e' come su di un trampolino: puo' spiccare il volo in vista di una svolta che, ci auguriamo, sara' epocale; oppure precipitera' in un baratro profondo, dal quale sara' quasi impossibile uscire.
 La diretta TGNorba 24 sugli eventi di oggi a Taranto


15 agosto 2012

Taranto sotto tiro

Spira un'aria che non ci piace per la giornata di domani a Taranto. Non amiamo le aree confinate, detestiamo le "zone rosse", i divieti insensati ed i limiti irragionevoli. E lo diciamo conoscendo abbastanza da vicino il meccanismo tecnico della questione. L'ultima citta' suddivisa in scompartimenti in occasione di un importante evento socio-politico e' stata Genova; e Taranto e' maledettamente simile a Genova......

07 agosto 2012

Il Tribunale del Riesame di Taranto conferma il sequestro degli impianti Ilva

La decisione del Tribunale del Riesame di Taranto e' appena arrivata: l'area a caldo dell'Ilva rimane sotto sequestro, ma con vincolo, il vincolo del risanamento ambientale. Non sappiamo ancora cosa vuol dire esattamente, forse che gli impianti riprenderanno appena dopo la bonifica? Oppure che il ciclo produttivo ricomincera' immediatamente in vista di un risanamento? O che gli operai potranno andare in vacanza tranquillamente tuffandosi pure nella baia d'acciaio? Non siamo in grado di dirlo per adesso, attendiamo di leggere il provvedimento; intanto speriamo che non si tratti di un pasticcio.

05 agosto 2012

Una domanda retorica ed il rebus dell'Ilva di Taranto

Questo paese dalla memoria corta e dalla vista miope lascia poco spazio ai giudizi positivi. In una domenica di agosto, neanche tanto afosa, siamo qui ad aspettare di andare in vacanza; saranno vacanze sottotono per molti. Pochi soldi risparmiati e quindi pochi da spendere; la pausa feriale premiera' pochi fortunati, mentre sara' ennesima umiliazione per i cassaintegrati o periodo di amara riflessione per i disoccupati. Il sole cocente infuochera' l'asfalto delle strade davanti agli stabilimenti dell'Ilva di Taranto e brucera' le pelli dei suoi operai gia' arse dagli altiforni. Scusate, ma non riusciamo proprio a non pensare a loro e non riusciamo ad immaginare neanche il dramma interiore di chi ha visto morire di cancro i propri cari ed amici per i fumi mortali di quelle ciminiere ma, allo stesso tempo, difende quel posto di lavoro. A chi tocca risolvere il rebus di questa brutta estate italiana?

03 agosto 2012

L'Unione sindacale a Taranto scivola via.

L'unione non fa più la forza; proprio quando cantavamo le lodi della solidarietà sindacale nell'ambito della piazza operaia tarantina, è giunta l'azione di forza di un gruppo di lavoratori durante il comizio dei leaders nazionali Camusso, Angeletti, Bonanni e Landini. Che facessero parte dei Cobas, o dei centri socaili, oppure che rappresentassero un nucleo di "free riders", ossia battitori liberi che vogliono esprimere le loro opinioni senza il vincolo di

L'iscrizione che campeggia nel Quartiere Tamburi di Taranto
appartenenze politico-sindacali, non è ancora del tutto chiaro. Intanto si fanno chiamare MLCLP (movimeno dei lavoratori e dei cittadini liberi e pensanti) e ciò vuol dire che sono in qualche modo già strutturati dicendosi portatori, più o meno legittimamente, degli intendimenti di quella parte di popolazione insoddisfatta della concertazione e dei risultati con essa ottenuti in decine di anni di storia sindacale. Si tratta di una ribellione vera organizzata sulla base di un incipiente spontaneismo, oppure sarà la solita fugace e sterile protesta di qualche arrabbiato di turno? Lo vedremo nelle prossime ore, dato l'innegabile segnale monitorio dell'episodio verificatosi ieri. Si capirà se sarà stata la solita solfa di comparsate di provincia e di periferia industriale, oppure, alla luce dell'imminente decisione del Tribunale del Riesame in ordine al provvedimento di sequestro degli impianti dell'area a caldo, minacciata peraltro da eccezioni di tipo procedurale che potrebbero farla slittare a settembre, se assisteremo ad una svolta nella dialettica di concertazione. Nel frattempo, proprio mentre scriviamo, è giunta la notizia che il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha appena approvato il provvedimento che guiderà le procedura di risanamento dell'area industriae tarantina e, in particolare, di quella del Quartiere Tamburi, cioè qualla parte della città costruita e sviluppatasi proprio intorno alle accaierie e, dunque, maggiormente a rischio dal punto di vista ambientale e sanitario. Insomma sta per arrivare una pioggia di soldi grazie ad una ennesima  procedura di emergenza; la storia del nostro meridione continua a ripetersi.

31 luglio 2012

Taranto e l'Ilva. L'attesa di una città, fra false speranze e sogni di rivalsa.

L'Attesa - fonte villatelesio.wordpress.com
Ci sono alcune cose che ci colpiscono della vicenda di Taranto e dell'Ilva. La prima è che i sindacati paiono, abbastanza uniti e che i lavoratori scesi in piazza non sventolano bandiere e non si fregiano di stemmi di sorta; anzi, mettendo in scena quasi una sorta di teatro dell'assurdo, solidarizzano addirittura con i padroni arrestati. La seconda riguarda gli interrogatori di garanzia degli otto arrestati; tutti hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Verrebbe da dire che più che una strategia difensiva si tratti di un "non saper cosa rispondere" alle domande formulate dal gip. Ma ciò che risalta maggiormente ai nostri occhi è il fatto che i due Riva siano stati interrogati a Milano. Certo, lì sono stati arrestati; anche se l'idea di delegare gli interrogatori attraverso una procedura denominata "rogatoria" evidenzia un certo qual senso immaginifico di lontananza, o di distanza dei due re dell'acciaio dalle questioni tarantine; come quando i conti governavano dal loro palazzo sui territori lontani e li sfruttavano mediante l'ausilio di signori del posto. La terza riguarda un sentimento, un'impressione, o se vogliamo, un clima: quello dell'attesa. E l'attesa di tutti, degli operai che sperano di non perdere il loro posto di lavoro, degli ambientalisti che gridano al disastro ambientale, peraltro certificato dalla perizia del Tribunale, dei malati e dei parenti dei deceduti per male oscuro da diossina o da benzo-A-pirene nei polmoni Tutta questa gente aspetta legittimamente, chi per un motivo chi per un altro, la decisione del Tribunale del Riesame sul provvedimento di sequestro, proprio in queste ore in fase di esecuzione tecnica, degli impianti dell'area a caldo dell'acciaieria. Sarà una decisione non facile per i giudici incaricati e, purtroppo, innegabilmente peserà su di essa la pressione sconsiderata dei politici e degli pseudoesperti dell'ultim'ora che dichiarano in questi giorni tutto ed il contrario di tutto, dimostrando di non essersi mai realmente interessati di una questione annosa in essere ormai da decenni. Intanto una città intera attende quello che succederà fra tre giorni, come se una questione giuridica fosse la manna che viene dall'alto a risolvere d'un tratto discrasie e disagi di tipo sociale, politico ed economico. Qui la trepidazione e  l'indolenza formano un misto difficilmente riproducibile, anche se si tratta della fotografia della Taranto di oggi. Arsa dal caldo, la città dei due mari si dimena in una selva di false speranze e di sogni di rivalsa e la decisione dei giudici verrà salutata, in un senso o in un altro, come l'apoteosi di una storia drammaticamente meridionale.

27 luglio 2012

Operai e marinai, Taranto città chiusa

Taranto è da ieri una città isolata; gli operai che da hanno deciso di abbandonare gli impianti dell'Ilva (a proposito, qual è il danno economico in corso a causa del fermo dell'acciaieria?) per riversarsi come una fiumana verso la città salvo poi ritornare sull'Appia bloccandone tutti gli accessi e le vie d'uscita, sono una selva di tute blu, tanti Cipputi del ventunesimo secolo. Non sono arrabbiati, forse perchè non si rendono ancora conto del rischio che stanno correndo, semplicemente si spostano spaesati da un punto all'altro, senza seguire apparentemente logiche e indirizzi specifici. Il tempo della strategia non è ancora arrivato, verrà anche quello purtroppo e saranno dolori. Chi è cresciuto a Taranto non si ricorda di una simile situazione nel passato, l'Ilva è sempre stata una certezza, come la presenza della Marina Militare. Operai e marinai, questa è stata Taranto per cinquant'anni, fagocitata dalla voracità dei boiardi e assurta quasi inconsapevolmente a regina europea dell'acciao;per carità, lavoro per tutti, ma con quale sacrificio? La perizia dell'Arpa sulla quale si basa le decisione del gip Patrizia Todisco afferma che, dal 1994 ad oggi, vi sono state 84 morti accertate nosologicamente ogni anno come effetto dell'inquinamento emesso dalle ciminiere dell'Ilva; ciò vuol dire che, ad oggi, vi sono almeno 1512 persone decedute per colpa della diossina, o dell'amianto, o dei fumi velenosi dell'Ilva. E parliamo soltanto degli ultimi diciotto anni; mettiamo pure che la cifra rilevata scientificamente dall'Arpa sia approssimativa e poniamo che vi sia almeno un trenta per cento in più (per rimanere bassi) di morti non ricollegabili, vorrebbe dire che a Taranto vi è stata una vera e propria strage di innocenti negli ultimi cinquant'anni. Adesso è iniziato il pagamento tardivo di un conto scellerato da parte di chi ha guidato l'azienda dal 1994; solo perchè i democristiani delle partecipazioni statali che vollero, in tempi non sospetti, la nascita di questo polo industriale nel cuore della terra jonica, provocandone il sotterramento dei tesori archeologici e l'emarginazione delle bellezze naturali, obbedendo solamente a logiche di profitto individuale e clientelare, non ci sono più ed hanno lasciato bellamente ai posteri questa pesante eredità. Bisognerà uscirne, è giunto il momento della verità, nessuno pensava che arrivasse e, all'italiana, si aspettava che il cadavere andasse in putrefazione. 
Su tavolo della trattativa che dovrà per forza di cose instaurarsi peseranno questi morti e peserà la vita di tutti i nuclei familiari coinvolti, e peserà infine la lobby ambientalista, quella dei bonificatori dell'ultima ora. Operai e marinai, ormai una storia del passato.

La perizia epidemiologica / estratto del documento
Alle 17, 30 di oggi 27 lug 2012, in via Duomo a Taranto, Bruno Ferrante a.d. dell'Ilva terrà una conferenza stampa sul tema
Corriere del Giorno: La rabbia degli operai. Il lavoro non si tocca.
Corriere del Giorno: Taranto, blocchi stradali.
SkyTG24: una decisione sofferta
Ilfattoquotidiano

26 luglio 2012

Impianti dell'Ilva di Taranto sequestrati dall'autorità giudiziaria

Blocco della via Appia da parte degli operai
E adesso? Bisognava arrivare a tanto? Otto persone, in sostanza i vertici dell'azienda, agli arresti domiciliari, circa diciottomila lavoratori (tra dipendenti dell'Ilva e dell'indotto) a rischio impellente di disoccupazione, una città umiliata ed una comunità spossata. Quando interviene la magistratura con l'adozione di misure coercitive, sia reali che personali, vuol dire che tutti gli altri attori in scena hanno miseramente fallito. Aspettiamoci adesso di assistere all'azione di profittatori politici e di strumentalizzatori professionisti, a tutta una serie di mercanteggiamenti elettorali di cui, francamente, non se ne può più. Un intero territorio, tutta una comunità, invece, ansimeranno in preda alla pena occupazionale, ma anche ambientale. Speriamo solo che questa sia l'occasione di una svolta epocale, quella del coraggio di rinunciare una volta per tutte all'acciaieria, che ricorderemo tutti comunque con folle nostalgia, e di mettersi intorno ad un tavolo di emergenza col quale si adottino procedure eccezionali di intervento sull'area jonica dell'Ilva e si approntino misure di seria riconversione industriale nell'ottica dello sfruttamento, ad esempio, delle risorse naturali esistenti. Intanto il governo ha appena stanziato 338 milioni di euro per iniziare una ancora troppo confusa opera di riqualificazione dell'area. Purtroppo, a questo punto, non c'è più tempo per esitare, bisogna farlo subito. Altrimenti Taranto sarà come una polveriera in grado di deflagrare con effetti a catena su tutto il territorio nazionale.
Per approfondimenti dell'ultim'ora:
RepubblicaCorriere della Sera - Ansa - LaStampa

25 luglio 2012

Il ricatto occupazionale dell'Ilva di Taranto

E' l'apoteosi del ricatto occupazionale: sul campo ci sono ambientalisti e lavoratori. Salvo poi accorgersi che gli uni e gli altri sono, in realtà, due facce della stessa medaglia. Siamo infatti sicuri che i primi non vogliono una dismissione dell'Ilva di Taranto che abbia come conseguenza costi altissimi per i lavoratori; d'altro canto, gli stessi dipendenti, che in queste ore stanno occupando per protesta la Via Appia, chissà cosa non pagherebbero per vivere e lavorare invece in un territorio salubre. E allora dov'è l'inghippo? Il vero corto circuito della questione jonica è politico, come al solito. Da parte sua la magistratura sta pericolosamente esitando nella pronunzia sulla scabrosa e incendiaria possibilità di esigere con un provvedimento di sequestro la chiusura della famosa "area a caldo" degli impianti e la popolazione tarantina, intanto, aspetta indolente l'ennesima decisione che verrà adottata sulla sua testa Si comprenda a questo punto che qui è in gioco la vita, quella vera, quella che si respira e che coinvolge lo stesso senso di continuare ad abitare quella terra tanto maltrattata. Non ci spieghiamo il perchè di questa lentezza del giudice incaricato dell'incombenza; cosa si sta aspettando? In un senso o nell'altro, sarebbe meglio che questa situazione si sbloccasse, portando così a galla le verità nascoste, dicendole a voce chiara a tutti i tarantini. Intanto glli sciacalli si annidano negli anfratti della sofferenza  di tutti i residenti e noi che siamo qui, lontani, a scriverne vorremmo tanto stanarli e respingerli verso i loro rifugi, senza che possano continuare a terrorizzare, in un modo o nell'altro, un popolo con una dignità millenaria. Bagnoli è stata bonificata, Cornigliano pure, adesso tocca a Taranto, sperando che le autorità siano veramente competenti e disinteressate. Taranto può vivere, anzi, può rivivere anche senza l'Ilva.

Per un approfondimento su FrederickLAB:
Cos'è un'area a caldo? E' lo spazio vitale di un'acciaeria, senza il quale la produzione si fermerebbe e la stessa ragione d'essere degli impianti verrebbe meno.

I dipendenti Ilva sono 11.571; la forza lavoro dello stabilimento siderugico Ilva di Taranto ha conosciuto il suo picco di dipendenti nel 2004, quando la forza lavoro ha toccato quota 13.708. Con la crisi della siderurgia, i dipendenti diretti sono scesi a 11.571. L'Ilva di Taranto rimane lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa.
19.132 invece sono le tonnellate di materie prime; la loro lavorazione nel 2011 è tornata ai livelli del 2007 grazie ai recuperi d'efficienza dello stabilimento pugliese. (fonte Sole24ore)

24 luglio 2012

Unioni omosessuali: la beffa dei costituenti.

La questione delle nozze tra persone omosessuali sta alzando il livello di acidità del trito e ritrito dibattito all'interno della sinistra. Si fa a gara a chi la spara più grossa e si perde il lume dei problemi reali. Verrebbe quasi il dubbio che tutto ciò fosse artatamente preordinato proprio per sfasciare quello che si presenta già come un rottame. Come non essere d'accordo con "Il fatto Quotidiano" quando parla del PD come di un partito che "si dimena tra singulti di clericalismo spinto e retaggi del passato comunista". Rosy Bindi, dal canto suo, dice che il matrimonio tra omosessuali è anticostituzionale; dice anche di non considerarli "incivili". Questa gentile e onesta signora ricorda fermamente che è stata lei che ha dato forza alla battaglia per la legittimazione delle unioni civili. Sarà, ma se adesso oppone una forza eguale e contraria, allora il risultato ottenuto è nullo. Quello che non si riesce a capire, ragionando ed impegnandoci a fondo, è dove sia il contrasto con la Costituzione; eppure l'art. 3 della Carta parla chiaro. Forse la Bindi si riferisce all'art. 29, dove si stabilsce che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." Dove il termine "naturale" sarebbe stato scelto dai costituenti proprio per contastare le unioni non eterosessuali. Si dimentica però che la Costituzione venne scritta alla fine degli anni quaranta, appena terminato il conflitto mondiale, in un'epoca cioè in cui usi, costumi, consuetudini e comune sentire erano profondamente differenti da quelli del ventunesimo secolo; in quegli anni non si poneva neanche lontanamente il problema dei matrimoni tra gay (ammesso che si tratti di un problema). L'Assemblea Costituente era un consesso composto da realtà eterogenee, un misto tra laici e cattolici, tra moderati e libertari, tra socialisti, comunisti ed anticomunisti, tutti insieme per il bene ed il fine comune: quello di disegnare una strada agevole al nuovo Stato che scalciava e sgambettava come un neonato. Ora, che il termine "naturale" volesse indicare che il matrimonio fosse da essere solo quello tra uomo e donna, imprimendo così alla questione una incontrovertibile ed univoca valenza di tipo religioso, ci sembra alquanto esagerato, dati i tempi e le problematiche ben più pressanti disposte ed allineate allora sul tavolo dei padri costituenti. Bisognava ricostruire un paese distrutto ed umiliato, ridare speranza e offrire braccia e mani per aiutare a rialzarsi coloro che erano a terra, figurarsi se cotanti uomini avrebbero perso del tempo prezioso per argomenti diversi e, diciamocelo chiaramente, secondari. Dunque cosa fecero? Scrissero l'incipit dell'art. 29, strizzando abilmente l'occhio sia ai progressisti che ai cattolici ortodossi, semplicemente utilizzando in maniera quasi enigmistica la parola "naturale" e, quindi, demandando la soluzione dell'arcano a futura memoria. Della serie:" cavoli vostri, cari nipotini del prossimo secolo, noi dobbiamo pensare ad altro". E' la solita questione della costituzione formale e di quella materiale, ossia di una carta costituzionale che andava attuata negli anni a venire; ciò che, ahinoi, non è ancora avvenuto per la maggior parte del dettato. Una Costituzione, insomma, a futura memoria. 
Vogliamo discutere adesso del significato proprio, nell'anno domini 2012, dell'aggettivo "naturale"? Crediamo che le battaglie per i diritti civili della seconda metà del ventesimo secolo abbiano forgiato il sentimento di intere comunità, e spacciare l'unione eterosessuale come l'unica possibile anche a livello di garanzie costituzionali significherebbe far arretrare repentinamente il grado di civiltà raggiunto, attraverso un gigantesco passo all'indietro nel passato, affondando nel più becero bacchettonismo. Qui non si parla di matrimoni religiosi, ché non si porrebbe neanche il problema, almeno per adesso; bensì di garantire la realizzazione e la legittima ricerca della felicità da parte di due esseri umani nelle forme da loro liberamente scelte, senza che ciò possa ledere diritti altrui. Vuol dire legittimare anche a livello giuridico una innegabile situazione di fatto, una unione di fatto, una coppia di fatto; darle cioè la possibilità di emergere dignitosamente dal nero e dal buio della clandestinità, offrirle un respiro ed un giusto spazio nella società. 
Che sia questo, e solamente questo, il senso precursore della parola "naturale" espresso dai padri costituenti il 22 dicembre 1947?

19 luglio 2012

Il tritolo è arrivato anche per me

Domenica 19 luglio 1992
L’ultimo giorno di Paolo Borsellino
Borsellino trascorre la mattinata a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia (manca solo la figlia minore Fiammetta, 19 anni, in viaggio in Indonesia con alcuni amici). L’amico Giuseppe Tricoli: «Non li aspettavamo. Del resto Paolo non ci comunicava mai prima le sue visite. Li ho subito invitati a pranzare con noi. Paolo era sereno, tranquillo, scherzava...». A un certo punto il giudice prende l’amico in disparte e gli confida: «Il tritolo e’ arrivato anche per me, lunedì scorso».
(fonte "Paolo Borsellino" FB)

18 luglio 2012

Rossella Urru è libera

Adesso possiamo finalmente dirlo: Rossella Urru è stata liberata in Mali dopo nove mesi di prigionia. Già le prime polemiche sul possibile pagamento di un riscatto.

15 luglio 2012

Un sillogismo semplice semplice

Se il PD si spacca sulle nozze gay perchè il senso del pudore democristiano di Rosy Bindi è più forte di tutti i pasticci ideologici della sinistra; e se, contemporaneamente, quasi per magia, Beppe Grillo apre alle nozze gay medesime, cosa vuole dire questo? Vuole significare prima di tutto che il Movimento 5 Stelle non è più un movimento, in secondo luogo che questo ha deciso di riempire la voragine che sta aprendo Bersani a sinistra e, last but not least, che Beppe Grillo è pienamente entrato in campagna elettorale.
Che ve ne pare?

19 maggio 2012

La strage di Brindisi, dinamiche mutate?

Non è vero che le bombe di Brindisi ci fanno tornare indietro di vent'anni, al 1992. 
Piuttosto ci fanno risvegliare dal torpore in cui eravamo precipitati in questi anni di niente, di attesa e di crisi economica. Di niente perchè non vi è stato alcun progresso da quando governava il pentapartito; di attesa perchè la generazione di quelli che oggi sono giovani quarantenni attende ancora la stagione della rinascita civile e sociale che le avevano preannunciato; di crisi, perchè è evidente ed è sotto gli occhi di tutti la sofferenza economica delle famiglie e dei singoli cittadini.
La foto dei ragazzi della scuola Morvillo-Falcone di Brindisi

Ma veramente vogliamo credere che l'infamità commessa stamane davanti alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi sia una risposta orchestrata da chi aveva mal digerito la fotografia qui accanto? Pensiamo davvero che la Sacra Corona Unita, o un'altra organizzazione mafiosa locale, abbia voluto vendicarsi del valore rappresentato da questa immagine? La mafia non crede nei valori condivisi e dunque non combatte chi, a viva voce, seppure dei giovani studenti, rivendica la "legalità". La mafia combatte contro coloro che ostacolano concretamente i suoi affari ed  i suoi traffici clandestini, contro quelli che non vogliono pagare il pizzo come Libero Grassi, quelli che la contrastano con l'attività investigativa, come Falcone e Borsellino, quelli che tradiscono un patto di sangue e tentano di recedere voltandole all'improvviso le spalle, come Salvo Lima. Ma la mafia non uccide due bambine che vanno a scuola, non perchè non tocchi, come succedeva in altri tempi, donne e minori, ma perchè semplicemente un simile gesto le è controproducente; un simile atto accende i riflettori laddove la mafia vuole l'oscurità. La mafia raramente uccide gli innocenti, se non per errore, perchè punta le sue armi contro è colpevole di ostacolarla; e francamente non crediamo che tra i mafiosi vi siano menti raffinatissime al punto da teorizzare ed attuare una strage così densa di sottintesi.
E allora, chi le ha messe queste bombe? Il momento del Paese è delicatissimo, lo Stato in questo momento è debole, è vulnerabile, chiaramente offre ed espone il suo corpo nudo agli attacchi di quelli che vogliono sfruttare tale fragilità, intingendola nella mafiosità. Troppe coincidenze, come quella rappresentata dal nome della scuola, o quella della vicinanza dell'anniversario dell'attentato a Falcone, o quella ancora dei recenti arresti eseguiti nel brindisino ad opera della DDA e della DIA, od anche l'arrivo previsto proprio per oggi in città di Don Ciotti; tutte sbattute sul tavolo e sbandierate ostentatamente. Se fosse stata la mafia, allora dobbiamo renderci conto che siamo dinanzi ad un vero e proprio salto di qualità della sua azione criminale, come mai s'era visto prima e, soprattutto, non prevedibile e contrastabile mediante gli schemi investigativi tradizionali. E potrebbe anche darsi! Se pensiamo che pochi giorni fa qualche investigatore supponente aveva quasi deriso chi s'era fatto subito convinto della matrice anarchica dell'attentato di Genova ad Adinolfi, e con sicumera aveva affermato che gli anarchici non sparano mai, ma mettono le bombe. Oggi invece, ad esempio, le rivendicazioni delle azioni terroristiche avvengono con tempi diversi, non è detto che giungano immediatamente come accadeva trent'anni fa. Nell'era di internet possono arrivare in qualsiasi momento e da qualsiasi parte. Questo significa allora che anche la mafia potrebbe aver mutato i suoi comportamenti: nuovi capi, nuove regole.
Le dinamiche sono dunque cambiate in questi ultimi anni e, quindi, non ci dovremmo  sorprendere se gli anarchici a Genova hanno sparato. Così come non dovremmo oggi soprenderci di un possibile salto di qualità mafioso, che avrebbe portato a colpire delle bambine.  Ma sono tutte supposizioni, fondate su analisi sterili allo stato attuale; ma una cosa è certa: chi ha compiuto la strage di Brindisi ha una mente sopraffina, perchè vuole travisare ciò che in realtà sarebbe palese, ed allo stesso tempo mescola e rimescola le carte in tavola provocando uno stato di agitazione che in questo periodo è assolutamente deleterio e che trova evidentemente vita facile.
Insomma, non è vero che si è tornati indietro di vent'anni; il fatto è che non ci siamo mai mossi. L'orologio ha fatto un giro completo, ma non ce ne siamo accorti. Le dinamiche sono mutate, ma gli intenti sono sempre quelli di una volta. 
E nel frattempo, aspettiamoci l'ondata di parole inutili della politica e le facili strumentalizzazioni, ma ci piacerebbe che questo governo tecnico si comportasse tecnicamente, cioè contrastando senza "se" e senza "ma" l'insorgenza di una nuova stagione della tensione.

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30 aprile 2012

Taranto come Pittsburgh

"Taranto è una balena spiaggiata, ansima ma non si scuote", scrive su La Repubblica di oggi Antonello Caporale. 
Si tratta di una spietata raffigurazione di quello che è oggi la città di Taranto.
Una sirena morente che sta esalando l'ultimo respiro.
Eppure potrebbe accadere che, come Pittsburgh, anche Taranto viva la sua resurrezione; dalla cenere, come una fenice, potrebbe riemergere in tutta la sua bellezza e porgere un'anima nuova come catarsi di una vita sprecata nel fumo e nella disperazione per la morte dei suoi figli.
Taranto ha bisogno di un vero e proprio processo di svelenimento, così come accadde alla città di Pittsburgh che, dopo essere stata per decenni una "steel city" ed una "smoke city", decise di riaversi e mutò pelle come fanno i rettili quando cambiano l'epidermide oramai vecchia e morente.
Fotografia da https://www.blankrome.com/#splash-skip

Pittsburgh, negli anni quaranta del ventesimo secolo, era una città che non respirava più.  Il fumo dovuto all'insana lavorazione del suo carbone bituminoso spingeva a terra l'ossigeno da respirare e lo schiacciava fino ad annientarlo. Le sue strade erano illuminate anche di giorno, perchè il fumo le oscurava e le avvolgeva in una coltre d'inquinamento. Pittsburgh stava per morire ed i suoi cittadini erano le vittime predestinate e silenti di una simile condanna; proprio come i tarantini di oggi.
Ma arrivò un bel giorno un nuovo sindaco, David Lawrence, che aveva idee rivoluzionarie in materia ambientale. In quegli anni di crescita economica e di conflitto bellico, chiunque abbozzasse una sola idea che potesse anche solo rallentare il ciclo della produzione patriottica, veniva considerato un pazzo. Ma David Lawrence non se ne curò e, ponendo le basi per l'emanazione del primo "Clean Air Act", trasformò la città più inquinata del mondo di allora in un splendido esempio di riconversione della politica delle ciminiere in green economy, bonificando gli insediamenti siderurgici e trasformando l'area industriale in una sorta di serra ecologica, ripulendo il cielo dai gas tossici e ridando vita ad una popolazione in fin di vita.
Tutto ciò è possibile anche per Taranto; dimostrare che si può superare la morsa del ricatto lavoro-salute, ossia creare posti di lavoro a dispetto della chiusura dello stabilimento siderurgico, tutto ciò si può fare vincendo le pressioni serrate dei potentati economici e dimostrando loro che il lavoro non viene generato soltanto dalla produzione siderurgica, ma può e deve dipendere da un rinnovamento, anche culturale, della classe dirigente. 
Taranto ha mille risorse da offrire e da far valere sul piatto della competitività; si può vivere senza l'Ilva, si può vivere senza le ciminiere, si può vivere senza diossina. 
Soltanto il taglio degli armamenti ed il risparmio energetico potrebbero da solo generare 2.000.000 di posti di lavoro fino al 2020; la destinazione di uno solo dei quindici miliardi che serviranno invece ad acquistare dei caccia F35 (a che ci serviranno?) sarebbe decisiva per il problema della bonifica dell'area siderurgica jonica. Non solo, Taranto potrebbe puntare felicemente ed autonomamente anche sulla sua posizione geografica, sulla ricchezza biologica del mare e sulla cultura. Perchè, non dimentichiamolo, Taranto ha in seno l'embrione per poter divenire polo universitario d'eccellenza sia nel campo umanistico che in quello scientifico.
Proprio come è accaduto a Pittsburgh.
Ci sarebbe bisogno almeno di un altro David Lawrence; intanto, fra qualche giorno a Taranto verrà eletto il nuovo Sindaco.

18 aprile 2012

Lingotti e fumetti


Quando eravamo piccoli, i lingotti li possedeva soltanto Paperon de’ Paperoni. Temendo quelli della Banda Bassotti, il vecchio Scrooge li conservava gelosamente, all’interno del deposito che aveva la forma di un parallelepipedo contrassegnato da un gigantesco “$”, unitamente alla mitica “numero 1”, la prima moneta guadagnata nel Klondike. Erano lucenti e brillavano di un giallo che incontravamo soltanto nelle spiagge soleggiate d’agosto. 

In quelle amate vignette essi ci davano il senso immediato del loro peso soltanto a guardarli l’uno sopra all’altro, come fossero mattoncini  lego. 

Quei lingotti rendevano graficamente l’idea dell’accumulo del guadagno e noi, poveri imberbi, pensavamo fossero un’invenzione della Disney.

Sono passati molti anni da allora e, naturalmente, non crediamo più alle straordinarie favole di Paperopoli; ma rivedere in tv quei lingotti un’altra volta ci ha commosso, riportandoci indietro, innocenti come sempre, agli anni dell’infanzia.

Solo che non si trattava più di mattoncini lego bensì, mutatis mutandis, di mattoncini “Lega”.

Povera Italia, poveri tutti....o quasi!